La Corte dei Conti e quel giudizio da "serie B" della sanità ligure
di Paolo Lingua
In un momento tanto drammatico qual è quello che tutti stiamo vivendo è triste e malinconico leggere quella che di fatto e basata su elementi più che concreti, è la requisitoria della Corte dei Conti della Liguria sugli errori e le colpe di gestione dell’Ospedale di San Martino supportata dalla regìa politica della Regione Liguria. Quando si legge – ma per la verità lo si sapeva – che un quinto dei dipendenti hanno compiuto illeciti sulla gestione delle analisi e quando si accerta che la sanità ligure è inutilmente e inefficacemente costosa per via dei cittadini della regione che vanno regolarmente a farsi curare altrove (alla ricerca della qualità) e che lo sforamento della spesa farmaceutica è superiore del 14,5%, oltre che irritati coi si sente delusi, amareggiati e depressi. La Liguria – lo dice la Corte dei Conti – è forse la peggior regione del Nord Italia per la gestione della sanità, ma è anche molto in basso nella graduatoria delle regioni a statuto ordinario.
La sua gestione è sempre una rincorsa affannosa: basterebbe ricordare il ritardo nell’acquisto di mascherine al momento dell’inizio del coronavirus e ancora oggi in affannoso recupero. Ma, al di là del coronavirus non vanno dimenticati i viaggi in taxi e in bus degli ammalati genovesi di cancro costretti a recarsi a Savona per sottoporsi alle terapie specifiche perché a Genova mancavano gli strumenti arretrati, il cui acquisto era stato bloccato da una poco efficiente burocrazia interna. Ma prima ancora andrebbero ricordate le condizioni di caos del pronto soccorso e dell’impudenza di definire “fake news” tali vicende, suffragate da precise immagini e obiettive interviste.
Ma, tornando alla relazione del procuratore generale della Corte dei Conti Claudio Mori, emerge come la spesa sanitaria in Liguria dove si effettua una valutazione legata alla cosiddetta “compartecipazione” dei cittadini con il pagamento del ticket. In Italia questa media è del 47,8%; in Liguria si sale al 56,8%. La sintesi è spietata: in Liguria la sanità costa di più al cittadino e ai conti pubblici, ma il servizio è medio-basso. Un giudizio pesante e severo che coinvolge in particolare i responsabili delle gestioni amministrative e manageriali e che, per conseguenza logica , si estende anche alle responsabilità politiche, considerato che la sanità è il settore sistema e che assorbe circa l’80% del bilancio della Regione. E’ la materia che, per legge, giustifica quasi da sola l’esistenza delle regioni come ente amministrativo decentrato. L’attuale gestione ha anche ereditato errori del passato, ma ha sbandato sovente nelle strategie, oscillando tra i potenziamento pubblico ma anche cercando di dar vita a una sanità privata collocata contrattualmente con la funzione pubblica “sognando”, anche per motivi di affinità politica, una sorta di “modello Lombardia”. Ma, per la verità, la Regione ha perseguito “dream” mai realizzati contribuendo a offrire, al di là di manifesti, meeting e iniziative propagandistiche di sapore elettorale, un prodotto di servizio basso e che è anche via via abbassato. Dimenticando che la Liguria è una regione turistica con un continuo via via di persone che entrano e che escono dal territorio e con precise esigenze di assistenza e non tenendo presente che è la regione con l’età media della popolazione più alta d’Italia (e i decessi di coronavirus di questi giorni lo stanno altamente dimostrando). Pure si è continuato a tagliare posti letto e strutture, indipendentemente dai problemi sorti dall’imprevedibile contagio che stiamo vivendo.
Ma non si può contare solo e sempre sulle capacità dei singoli e sull’abnegazione che scatta di fronte alle tragedie collettive. Genova e la Liguria non meritano una gestione incontrollata. Senza voler fare una lezione di storia proprio a Genova è nato il primo ospedale pubblico, nel XV secolo, Pammatone, da cui è derivato San Martino e che ha avuto con Santa Caterina Fieschi Adorno la prima donna direttore. Ma poi è stato un susseguirsi di beneficienza e di impegno per la ricerca. Basta citare i nomi dai Piaggio ai Duchi di Galliera, sino ad arrivare a Gerolamo Gaslini che, vale la pena di ricordarlo, vedeva nell’ospedale una sorta di azienda modello in tutti i settori operativi. Qualcuno dovrebbe rileggere la sua vita e la sua opera. Invece dobbiamo meditare sulla secca e amara relazione del Procuratore Generale della Corte dei Conti che retrocede la sanità ligure in “serie B”.
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