La Carige nel quadro convulso della finanza
di Paolo Lingua
Nel volgere, al massimo, di un anno si prevede un rilancio dell’economia italiana, nel contesto del calo quasi assoluto della pandemia. Il discorso è assai complesso e, per il momento, neppure a livello di governo emergono strategie precise, a cominciare dalle complicate scelte (ancora da fare) del Recovery Plan. La ripresa presenta una geografia ampia diversificata: dal commercio al minuto (imprenditori e dipendenti), dall’artigiana piccolo e media sino all’industria, anche sulla base di quella che sarà la richiesta dei mercati in risveglio. Ma c’è un altro settore - assai complesso e delicato – che sarà per forza di cose coinvolto, ovvero la finanza e la banca. Anche in questo caso, la situazione è complicata e non omogenea. Ci sono infatti , in Italia, grossi istituti che navigano tutto sommato tranquilli, piccole banche ancora forti sul territorio e sul genere specifico di clientela. Ma ci sono situazioni critiche che si trascinano da anni e riguardano in particolare non poche banche di assetto regionale (quindi di media dimensione). I casi più vistosi sono il Monte dei Maschi e la Carige, istituti che hanno avuto decenni di vita fiorente, giocando su situazioni politiche in auge e in condizioni di monopolio sul territorio.
Poi sono arrivate le ondate di crisi e gli scandali. Sono in molti infatti che si chiedono quale sarà, in particolare visto che operiamo in Liguria, quale sarà l’assetto futuro della Carige. E’ un discorso che porta a ragionamenti complessi di cui non è agevole a tutt’oggi individuare la conclusione. Da più di dieci anni, dopo che è imploso lo scandalo legato alla gestione dell’ex p5residente Giovanni Berneschi, la Carige, per quasi mezzo secolo leader politico-istituzionale del credito in Liguria, ha subito un doloroso declino. In pochi anni si sono succeduti molti presidenti e molti ad, alcuni dei quali in rottura con il gruppo Malacalza che sino a due anni fa era diventato l’azionista di riferimento e che ora, con le modifiche del capitale è ufficialmente sceso dal circa 28% a poco meno del 3% del valore azionario.
Ci sono state gestioni commissariali e da quasi due anni il titolo è fuori della Borsa. Pochi giorni fa un possibile acquirente del pacchetto di maggioranza (si parlava dell’ 80% del valore azionario) e che era stato dato – anche da media imprecisi – come il quasi sicuro nuovo gestore, la Ccb di Trento, si è tirato indietro. La banca resta sotto il controllo del Fitd per il momento, ma da tempo subisce perdite che mergono nei bilanci, anche se sono stati fatti sforzi per razionalizzarle l’assetto. Per la verità, va detto che da mesi si capiva che la banca trentina si sarebbe tirata indietro. Ma ci sono non poche azioni giudiziarie che pendono: c’è un’inchiesta della procura di Milano che riguarda l’ex amministratore delegato Paolo Fiorentino. C’è un’azione del Gruppo Malacalza ancora pendente dinanzi alla Corte Europea e, sempre da parte dei Malacalza, presso il tribunale di Genova una richiesta di danni che sfiora il mezzo miliardo di euro. Per non parlare delle azioni da parte dei piccoli azionisti esasperati. In questo contesto non né facile che un acquirente si faccia avanti, a meno di non giocare su offerte al pesante ribasso.
Questa situazione ha reso inquieti si sindacati del settore bancario che già hanno dovuto patteggiare pesanti tagli di personale, una continua chiusura degli sportelli al di fuori della Liguria e ulteriori tagli e chiusure all’interno della regione. Nel frattempo, anche per motivi che potremmo definire storici a causa dei profondi cambiamenti, la Carige ha perduto il rapporto di fatto con le leadership politiche (ma questo è accaduto anche al Monte dei Paschi e ad altre banche), un fenomeno che è cominciato con la fine della cosiddetta Prima Repubblica. In realtà, la situazione è congelata e forse sarebbe meglio che, accelerando i tempi operativi, la magistratura su tutti i settori, facesse chiarezza in modo che sia possibile averne un quadro netto e preciso e si possa capire o percorrere le strategie più adeguate. Restare nel chiaroscuro dell’incertezza è la condizione meno gradevole, anche perché con le prospettive d’una ripresa dell’economia tra un anno, la banca potrebbe svolgere un ruolo non trascurabile.
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