"L'interporto di La Spezia e Carrara sia Santo Stefano Magra"
di Edoardo Cozza
Alessandro Laghezza, presidente Interporto La Spezia srl: "No a delocalizzazioni verso la pianura Padana: meglio riflettere sulla Pontremolese"

“Il retroporto, anzi, l’interporto naturale dei porti di La Spezia e Marina di Carrara, è Santo Stefano Magra. L’idea di estendere una Zona Logistica Semplificata verso le aree di Parma, tra Noceto e Medesano, al di là delle difficoltà oggettive, rappresenterebbe un rischio per gli investimenti e gli sforzi attuati dagli operatori spezzini proprio per radicare vicino al porto opportunità di occupazione, lavoro e produzione di ricchezza direttamente legati ai traffici marittimi”. Sono le parole di Alessandro Laghezza, presidente del Gruppo Laghezza e Interporto La Spezia Srl.
“Una cosa è sostenere con forza – ha affermato Laghezza – il completamento della Pontremolese e il potenziamento delle relazioni economiche con Emilia e Veneto lungo il corridoio Tirreno-Brennero e in questo gli operatori si schierano compatti a fianco del Presidente del porto; un’altra è pensare a una possibile delocalizzazione di attività logistiche e doganali ad alto valore aggiunto verso la pianura Padana, rischiando di impoverire il nostro territorio di quelle ricadute economiche e occupazionali che un grande sistema portuale come quello di La Spezia/Marina di Carrara deve produrre e lasciare sul territorio stesso. Credo fortemente nello sviluppo - ha sottolineato Laghezza - del retroporto di prossimità, che io definirei ‘Interporto di La Spezia’, una definizione chiara per far comprendere come questa struttura sia vicina e integrata al Porto della Spezia. È lì che bisogna puntare le nostre attenzioni, consultando e coinvolgendo gli operatori locali nell’elaborazione di un progetto di integrazione virtuosa fra privato e pubblico”.
E proprio in merito al tema della governance dell’Interporto di Santo Stefano Magra, Laghezza ha espresso apprezzamento per l’interesse diretto dell’Autorità di Sistema a valorizzare queste aree, rimarcando tuttavia come sia necessaria un’interlocuzione con gli operatori che nel corso degli anni hanno investito, valorizzando un’area precedentemente dedicata esclusivamente al deposito e alla riparazione dei contenitori.
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