L’infinito derby tra terminalisti e portuali
di Marco Innocenti
Salvo colpi di scena dell’ultimo minuto – per domani sembra previsto un confronto in extremis – i portuali di Genova d’accordo con i sindacati confederali di categoria confermeranno lo sciopero di 254 ore già indetto per venerdì. Questa mattina c’’è stata la annunciata riunione presso la Prefettura di Genova, ma non ci sono stati esiti positivi. Il presidente degli operatori e dei terminalisti portuali Beppe Costa ha precisato che la ormai “famosa” lettera inviata alla segretaria generale del porto (e che coinvolgeva gli scali di Genova, Savona e Vado Ligure) non era ufficiale ma informale e informativa, nata dalla preoccupazione di dover versare altri fondi per colmare i passivi di gestione della Culmv per gli anni a venire, dopo il saldo che riguardava gli anni precedenti. In pratica, il mondo imprenditoriale teme di dover sempre colmare il “rosso” della Culmv per gli anni a venire e, quindi, invita l’Autorità portuale a vigilare sui bilanci e sulle loro motivazione.
La mossa, com’era prevedibile, ha suscitato l’indignazione dei portuali e dei sindacati, con l’annuncio dello sciopero di 24 ore. I terminalisti hanno contribuito a versare dal 2013 a oggi 8 milioni di euro di compensazione sui bilanci della Culmv. In parole povere, non vogliono più versare altri fondi e insistono, sia pure con avvertimento informale, per controlli più rigorosi da parte dell’Autorità portuale. Teoricamente la vicenda sembrerebbe finire qui, ma è fin troppo ovvio che la lettera “ufficiosa” significa molto di più di quanto sembra. E’ la ripresa, come è già stato detto, di una storica diatriba che ha radici profonde sui rapporti e sui conflitti di interesse dello scalo genovese. In effetti, sul piano tecnico e organizzativo, una realtà come la Culmv, che detiene il monopolio delle operazioni di carico e scarico, è unica in Italia.
Il mondo imprenditoriale, sempre per amore della verità, ha oscillato nella storia tra accordi più o meno all’amichevole e scontri, con atteggiamenti ondeggianti da parte degli imprenditori che, proprio su questo tema, in passato (ma anche oggi) si sono divisa sulla base del loro sistema di interessi caso per caso. Con capovolgimenti di linea di comportamento a seconda del momento e degli interessi contingenti . Un sistema di comportamenti che resta vivo ancor oggi: infatti una parte degli operatori privati si sono dichiarati contrari alla cosiddetta “lettera informale” di pochi giorni fa, di fronte a una atteggiamento di mediazione da parte della Autorità portuale. La verità della intera vicenda, al di là delle dichiarazioni formali e diplomatiche di tutte le parti in causa, è che una larga parte degli imprenditori non intendono dover sborsare altri fondi, in futuro, mentre la Culmv teme un attacco che metta in crisi la sua stessa realtà. La guerra in corso, come del resto abbiamo già avuto modo di ricordare, risale all’implosione dei rapporti tra le diverse realtà operanti nello scalo genovese sin dai tempi della presidenza riformatrice di Roberto D’Alessandro, quando era console Paride Batini, alla fine degli anni Ottanta.
Lo scontro, come è noto, finì con una sorta di match pare e con una tregua, gestita dai successori di D’Alessandro nel contesto d’una perenne mediazione diplomatica. Una situazione che si è trascinata, tra alleanze e diffidenze, sino a oggi, quando però alle vecchie ruggini si sono aggiunte le preoccupazioni sorte dal calo di traffici: una situazione che la pandemia continua a rendere critica, in maniera molto pesante per il settore passeggeri e crociere, ma che è allarmante anche per il settore merci. Di qui il crescere della tensione. Il che dimostra che, nonostante molti annunci di sapore ottimistico, la situazione del porto, così come tutto quanto concerne il mondo dell’economia desta preoccupazioni a tutti i livelli. Aspettiamo – intanto siamo abituati ai rinvii – domani mattina quando riprenderà il confronto.
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