L'assurda guerriglia politica sul Mes
di Paolo Lingua
In attesa di capire, sul piano concreto e operativo, quando, e in che proporzione, arriveranno al bilancio italiano, con piena disponibilità, i 209 miliardi stabiliti a livello europeo per finanziarie riforme e ripresa economica, si riapre la discussione, tra maggioranza e opposizione, sul potenziale del Mes. Come ormai tutti sanno il Mes potrebbe mettere a disposizione dell’Italia 36 miliardi da destinare alla riorganizzazione e al potenziamento della sanità e di tutti i servizi medici e ospedalieri. Si tratta d’una cifra ingente che andrebbe restituita nel giro di 7 anni (ma che potrebbero allungarsi di qualche anno) con un interesse inferiore a quello del cosiddetto Recovery Found per la parte a prestito (l’altra parte è, com’è noto, a fondo perduto).
Sul Mes c’è un “no” puntiglioso, che appare quasi ideologico, del M5s che si accomuna da sempre al rifiuto da parte della Lega, oltre che, ma con meno accanimento, di Fratelli d’Italia. Favorevoli a sfruttare il finanziamento sarebbero invece i partitini dell’estrema sinistra, il Pd, Italia Viva per quel che riguarda l’alleanza di governo; favorevole anche Forza Italia e i piccoli movimenti di centro.
Medici e dirigenti del settore sanitario sarebbero tutti favorevoli, anche perché la sanità in Italia , con i coronavirus, ha dimostrato tutte le sue falle e tutti i suoi limiti e sono emersi i difetti di gestione che, a livello governativo e a livello regionale, sono frutto di non brillanti gestioni sia del centrodestra, sia del centrosinistra. Ecco perché in entrambi gli schieramenti c’è la corsa al recupero sfruttando la felice opzione d’un prestito favorevole e a bassissimo indice di interesse. Nei giorni scorsi, anche da parte dell’estrema sinistra, per bocca del ministro della sanità Speranza, c’è stata una presa di posizione a favore del Mes.
La posizione più ambigua, però, sino a questo momento è quella del presidente del consiglio Giuseppe Conte. Che tende a dimostrarsi non convinto del Mes e a guadagnare tempo, nonostante all’interno della sua maggioranza ben tre partiti su quattro siano favorevoli. In realtà Conte sembra voler evitare uno scontro con i grillini, anche perché proprio il M5s dovrà, quasi certamente, “ingoiare” una serie di scelte, nel settore delle grandi opere pubbliche, da sempre poco gradite.
Ma si tratta di strategie fondamentali per sfruttare i fondi europei, anche in chiave di profonde riforme a 360°, con, in primo, piano i tagli alla burocrazia e all’eccesso normativo da sempre frenante nei processi di sviluppo. Solo per restare nell’abito degli eventi di questi ultimi anni, dovrebbe decollare il progetto della Gronda in Liguria e si dovrà completare la Tav Torino-Lione, tutte iniziative che i grillini hanno osteggiato, anche per questioni di principio.
Messi in un angolo sulla strategia dei grandi investimenti, i dirigenti del M5s, già spaccati al loro interno, dovrebbero subire anche il Mes che non è tanto una questione tecnica e operativa, quanto piuttosto una questione puramente politica. Il Mes è una proiezione della politica europeistica e i grillini, sia pure in forma diversa, in molti punti hanno sempre coinciso con l’avversione all’Europa espressa da partiti nazionalisti e sovranisti come la Lega di Salvini e Fratelli d’Italia partito vicino a quello omologo della Le Pen in Francia.
Come sempre da mesi la situazione italiana oscilla in una partita a scacchi molto articolata. Il Mes, che pure vede favorevoli i vertici sanitari e gli esperti di economia, è per molti aspetti lo specchio della condizione italiana dove sono alleati per forza tutti i movimenti politici che temono la prova elettorale, in particolare in questi tempi nei quali il timore d’una ripresa del coronavirus non s’è allentato. Quindi si naviga a vista.
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