Indagini ultrà Juventus: fra i due genovesi indagati l'ex bodyguard amico di Quattrocchi
di Redazione
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Nella sua casa sequestrato striscione del Nab, il Nucleo armato bianconero.
É l'ex bodyguard Luigi Valle, amico di Fabrizio Quattrocchi, uno dei due ultrà della Juventus indagati a Genova in seno all'inchiesta sui reati commessi dai gruppi organizzati ai danni della società bianconera.
In casa di Valle, a Sori, gli investigatori della Digos hanno sequestrato lo striscione del Nab, il Nucleo armato bianconero, uno dei primi gruppi organizzati di tifosi juventini, da sempre radicato a Genova.
L'altro indagato genovese che ha subito la perquisizione è invece Vincenzo Lioli, di Sampierdarena.
Con i due genovesi fra gli indagati in Liguria ci sono stati altri due ultrà: uno alla Spezia e uno a Savona. In tutto in Italia sono stati indagati 35 tifosi. Dodici, invece, i capi ultrà arrestati.
Il ruolo dei liguri, e in generale degli affiliati del Nab, però risulta marginale rispetto alle accuse che vengono mosse ai fermati. Valle e Lioli infatti sarebbero finiti nell'inchiesta perché frequentano e contattano gli ultrà arrestati, ma il loro coinvolgimento sarebbe molto labile.
Valle è noto perché nel 2004 era finito nell'inchiesta sul presunto arruolamento di Fabrizio Quattrocchi in Iraq, dove poi venne ucciso dai terroristi islamici: ma alla fine degli accertamenti la sua posizione venne archiviata.
Ex parà della Folgore, simpatizzante per la destra estrema, come Lioli, Valle da anni è descritto come il perfetto padre di famiglia, un ex bagnino che si gode i figli e il mare di Sori. Anche la passione per la Juve appare più sfumata, o meglio, vissuta più da distante tanto che le sue apparizioni allo Stadium sono meno frequenti. Fra le ultime apparizioni pubbliche il giorno dell'addio alla Juve di Buffon.
Il suo gruppo, il Nab, è uno dei nuclei definiti morbidi, che di recente non ha avuto attriti con la Juve perché non fa bagarinaggi e non commercia neppure con i gadget, non solo, a bordo dei pullman delle trasferte sarebbe anche bandita la droga.
L'indagine della digos di Torino ha permesso di eseguire 12 misure cautelari nei confronti degli ultrà bianconeri più duri. Le accuse sono, a vario titolo, associazione a delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio e violenza privata.
L'inchiesta, come è stato riferito dagli inquirenti, coinvolge tutti i principali gruppi del tifo organizzato: 'Drughi', 'Tradizione-Antichi valori', 'Viking', 'Nucleo 1985' e 'Quelli... di via Filadelfia' e, quanto si evince, solo in modo marginale i Nab di Genova.
Dalla polizia è emerso che la Juve "è stata costretta ad aderire" alle richieste degli ultrà, "consapevole delle possibili conseguenze negative come cori razzisti ed altre condotte idonee a comportare sanzioni pecuniarie, squalifiche o la chiusura della curva".
E' quanto ha messo a verbale davanti ai pm di Torino il presidente della Juve Andrea Agnelli, sottolineando che la denuncia fatta dal delegato ai rapporti con la tifoseria Alberto Pairetto ha segnato un "punto di rottura con i gruppi ultras" che, "con una serie di comportamenti minacciosi e violenti sono stati in grado di danneggiare e ricattare la società".
Ai magistrati Agnelli ha anche ammesso di essere "ben consapevole" che Pairetto fino ad allora "gestiva la distribuzione dei biglietti" ai gruppi organizzati con una "formula agevolata". Una prassi che, mette a verbale ancora Agnelli, serviva a "garantire un certo flusso dei tifosi allo stadio" e per "controllarli proprio per la loro capacità di creare problemi per l'ordine pubblico".
Fra le prime conseguenze dell'inchiesta, che potrebbe segnare la rottura definitiva fra gli ultrà più duri e la Juve, uno striscione con la scritta "La curva Sud è morta” trovato appeso oggi a Torino poco lontano dall'Allianz Stadium.
Secondo alcune ipotesi, a srotolare lo striscione potrebbero essere stati alcuni esponenti del gruppo "Drughi giovinezza". Come a dire: fermati i vecchi ultrà, dietro l'angolo spuntano subito le nuove leve.
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