Il singolare licenziamento di Armando Siri

di Paolo Lingua

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Il Punto di Paolo Lingua

Il singolare licenziamento di Armando Siri
L’uscita, più o meno coatta, dal Governo del sottosegretario Armando Siri è forse destinata a restare come un episodio - sospeso tra la polemica politica, l’azione giudiziaria e il teatro grottesco – da segnare a chi, nel corso del tempo, raccoglie le curiosità e le bizzarrie della vita pubblica italiana. Dai tempi di Giolitti alla Camera dei Fasci sino al Parlamento della Prima Repubblica non mancano casi bizzarri, anche se poi in gran parte estranei alle inchieste giudiziarie. Per restare nell’età contemporanea verrebbe da ricordare che l’ex ministro Lupi si è dimesso per una vicenda (più di costume e senza risvolti giudiziari) che riguardava il figlio assai meno carica di tensione dell’indagine su Armando Siri. Quest’ultimo, in parole povere, è stato “licenziato” dal Presidente del Consiglio Conte, dietro forte istanza dei vertici del M5s ai quali è più vicino, evitando il conteggio dei voti tra i ministri che sarebbe stato di fatto uno scontro quasi fisico tra le due componenti del governo “gialloverde”. Salvini, come per ora appare, ha digerito con scarso entusiasmo l’epilogo, ormai scontato, del braccio di ferro durato un mese, forse riservandosi altre vendette e pensando di compiere una operazione di scambio, imponendo uno dei progetti che ritiene qualificanti come la “flat tax”. Ma, a essere obiettivi, non c’è tempo ormai per colpi di mano legislativi. Tra meno di venti giorni si voterà per le europee e per il rinnovo di una buona tranche dell’amministrazione locale. Dopo si tireranno le somme e scatterà il vero regolamento dei conti. Ci sarà la crisi politica e la rottura dell’attuale maggioranza, che potrebbe comportare un breve periodo  di governo tecnico impostato dal presidente Mattarella, seguito dalla scioglimento delle Camere e da susseguenti elezioni politiche? E’ un epilogo possibile, ma in questo momento, il clima pre-elettorale non è allegro per nessuna forza. I “grillini” sono dati in calo con contrasti all’interno e con il Comune di Roma in balia delle onde dell’inconcludenza. La sinistra è affannata e ancora divisa di fatto, nonché colpita dalla magistratura con l’inchiesta sul presidente della regione Calabria. La Lega ha subito il “caso Siri” tutt’altro che esaltante ed è stata toccata dall’indagine della magistratura nell’Italia settentrionale, indagine a raffica che ha coinvolto in maniera vistosa Forza Italia nella sua roccaforte e, in qualche misura minore, anche Fratelli d’Italia. La politica, intesa come sistema dei partiti, sta subendo un’ondata di impopolarità e questo potrebbe comportare il rischio di astensioni dal voto e di schede bianche alla prossima tornata. In effetti la vicenda di Armando Siri assume, per le conseguenze e per tutto quello che gira attorno, una dimensione di un respiro assai maggiore di quanto non sia il fatto in sé che, peraltro, deve essere completamente chiarito, anche perché i tempi della magistratura sono lunghi e quando c’è di mezzo la politica, chissà perché, le procedure vanno per le lunghe, soprattutto se i fatti sono poco chiari e gli elementi accusatori sono vaghi. Il cosiddetto fenomeno di “mani pulite” ne è un esempio storico e, alla fine dei conti, il Paese l’ha pagata duramente nei suoi aspetti. Basterebbe constatare che alla fine i condannati  in via definitiva di tutti quanti furono coinvolti  sono stati poi  una schiacciante minoranza.  Ma la politica ha nuovamente  l’immagine offuscata di fronte all’opinione pubblica, a maggior ragione adesso con l’accentuazione procellosa d’un inasprimento della crisi economica. E il tema dell’economia è il tallone d’Achille di tutte le politiche e di tutti i movimenti. Questo è il vero dramma dell’Italia.
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