Il sentiero a ostacoli di Draghi
di Paolo Lingua
Sulla base del programma fissato d’accordo con il Presidente della Repubblica, Mario Draghi concluderà colloqui e confronti con i partiti presenti in Parlamento sabato prossimo. Saranno tre giorni molto intensi durante i quali si dovranno chiarire più che le posizioni di chi è, in sostanza, favorevole ma soprattutto si dovranno chiarire non solo le posizioni di chi si è annunciato ostile, ma anche di chi temporeggia e punta a una astensione. Non sembra facile, per il momento, dar vita a un governo che ottenga la convergenza di tutte le partiti politiche in funzione d’un momento drammatico e delicato, con il Paese flagellato dalla pandemia e alla vigilia d’una gravissima crisi economica.
Un po’ tutti i partiti (forse con la sola eccezione di Fratelli d’Italia) si sono resi conti che i tempi per elezioni anticipate, da contenere entro il decollo del semestre bianco in un contesto nel quale sono ancora molto alti i rischi di infezione da coronavirus, sono troppo stretti. Ma per adesso non appare chiaro quale profilo dovrà assumere il potenziale nuovo esecutivo presieduto da una personalità di livello internazionale e di livello indiscusso come Mario Draghi. Sembra, ma il dubbio è sempre una ipotesi da non scartare, che ci si stia muovendo nella direzione di un governo composto in parte di tecnici di alto livello e di politici forti e scafati. Una via di mezzo per non umiliare il ruolo dei partiti? E’ l’ipotesi più credibile anche per mantenere il più largo possibile il consenso intorno a Draghi?
E’ possibile, ma molto si capirà dopo gli incontri di oggi e di domani sino alle conclusioni di sabato. I partiti più ostili a Draghi restano per il momento Fratelli d’Italia che, nella speranza di aumentare il proprio peso all’interno del centrodestra, nonché ancorato ideologicamente all’antieuropeismo e al sovranismo e, per altri aspetti, il M5s che però appare diviso al proprio interno. Infatti contro Draghi c’è certamente Di Battista, assieme alla componente più tradizionale e populista dei grillini, movimento che vorrebbe da un lato evitare le elezioni (che sarebbero rovinose per il movimento) e dall’altro mantenere un asse di alleanza stabile, anche nella prospettiva del voto alle amministrative di primavera dove puntano, in molti comuni e regioni, a mantenere l’alleanza con il Pd, anche se è stato in passato un asse che non ha dato grandi frutti. In sostanza però, a favore d’un governo Draghi di alto prestigio, restano il Pd, Italia Viva, Forza Italia, i piccoli partiti di centro.
Ci sono non pochi dubbi per quel che riguarda la Lega che, in forza dei numeri, sarebbe la forza determinante per dare a Draghi un sostegno ampio e di respiro, superando la logica degli schieramenti contrapposti. Anche perchè la Lega, molto collegata agli ambienti economici del Nord, sarebbe favorevole a investimenti per il Recovery in funzione del rilancio produttivo e delle grandi opere, una linea polit8ica che però vedrebbe crescere l’ostilità del M5s più favorevole a strategie assistenziali e alla crescita del reddito di cittadinanza, anche se emergono, ogni giorno che passa, casi di illegalità e di truffe. Occorrerà capire da oggi a sabato quali saranno le soluzioni di compromesso dalle quali potrebbero scaturire un accordo il più vasto possibile. Ma va tenuto conto che non sarà realizzabile un gioco di compromessi a scacchiera, perché la strategia di Draghi, conoscendo le sue opinioni e il modus operandi, è di più vasto respiro ed è orientata verso una cultura europea e sovranazionale.
Al tempo stesso tutti i partiti pensano a che effetti potranno avere sul loro elettorato potenziale certe scelte e certe strategie. La pol8itica negli ultimi anni s’è abituata a ragionare in piccolo e adesso non è agevole passare ad agire in grande con ampie strategie. Il procedere a piccoli passi è stato letale per Giuseppe Conte, ma non è detto che sia agevole fare salti di qualità, anche se la situazione attuale lo esigerebbe.
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