Il rush finale prima dell'incognita del voto

di Redazione

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Il rush finale prima dell'incognita del voto

E’ decollato in Liguria (ma anche nel resto dell’Italia, ovviamente) il rush finale che farà brillare le ultime scintille entro venerdì a mezzanotte, quando comincerà il “silenzio” tradizionale che precede il voto. I big dei partiti – da Salvini a Renzi, da Zingaretti alla Meloni, per non parlare dei candidati protagonisti della corsa alla presidenza delle sette regioni in lizza – faranno dei tour del force in questi giorni attraversando l’Italia, visto che si vota dal Veneto alla Puglia in termini geografici per strappare il consenso agli indecisi. La vigilia del voto, non entrando volutamente nei contenuti e nei programmi espressi da tutti i partiti e dalle coalizioni, presenta molti interrogativi sui quali è difficile azzardare previsioni. La prima domanda che ci poniamo riguarda l’afflusso alle urne. Sono in molti a scommettere su percentuali basse, motivate in parte per i timori legati al rischio di infezione per via del coronavirus tutt’ora in crescita un po’ dovunque e in particolare dove esistono assembramenti e in parte per un certo clima di pessimismo che riguarda un po’ tutte le formazioni politiche. Il clima  ideologico – vale per la destra come per la sinistra – appare fiacco e non si avvertono, al di là degli slogan e degli incitamenti dei protagonisti della corsa elettorale, tensioni, discussioni, scatti di passione o di polemica al livello dei cittadini.

La crisi economica e quella sanitaria sembrano aver la meglio sulle motivazioni collettive. Anche se da parte dei partiti alleati di governo si ribadisce che l’sito del voto non influirà sulla tenuta dell’esecutivo, è indubbio che quando martedì mattina si avrà la radiografia completa del comportamento elettorale degli italiani sarà impossibile voltare la faccia dall’altra parte e ignorare il quadro appena completato. In campo, solo per soffermarci sulle regioni in campo, Valle d’Aosta a parte, presenta due regioni uscenti governate dal centrodestra (Veneto e Liguria) e quattro invece in mano al centrosinistra (Toscana, Marche, Campania e Puglia). Se si esclude la Liguria, però, i partiti del centrosinistra, vanno ora la voto divisi, una situazione che vede alternarsi gli accordi del Pd ora con Italia Viva (Toscana, Marche e Campania), ora con il M5s (solo in Liguria). Il centrodestra , pur con differenze di contenuto, è invece blindato in tutte le regioni: questo comporta però che in ogni caso gioca il tutto per tutto.

Nel gioco complesso per la conquista delle regioni, si è inserito nelle ultime settimane, dopo essere stato un tema quasi assolutamente rimosso, il tormentone del referendum. Anche perché dichiarati nettamente per il “si” al taglio secco dei parlamentari ci sono solo a sinistra il M5s e a destra Fratelli d’Italia. Sono per il “no” i piccoli partiti di destra, di centro e di sinistra: ma questo lo si può capire dal rischio di trovarsi tagliati fuori un domani dalla rappresentanza parlamentare. Formalmente c’è libertà di voto, espressa dai vertici, per Italia Viva e per Forza Italia, ma la sensazione diffusa (anche per pubbliche dichiarazioni in crescita di ora in ora) è che sia i dirigenti sia la base siano inclini al “no”. Più complicata la situazione del Pd e della Lega. Zingaretti ha enunciato un complicato “si”, puntando a riforme costituzionali ulteriori nei prossimi mesi, ma anche lui ha a che fare con dirigenza, candidati di primo piano e base che premono per il 2No”. Un fenomeno che è emerso anche all’interno della Lega (“sì” di Salvini, ma molti “no” di dirigenti ed esponenti di primo piano), all’interno della quale non è facile capire come si muoverà la base. L’esito referendario influirà sul governo? Giuseppe Conte lo nega a ogni istante, ma occorrerà valutare nel suo insieme l’esito delle regioni e il referendum, anche perché molti partiti annunciano congressi e ristrutturazioni  e un vento inquieto attraversa tutte le compagini. Bisognerà aspettare martedì mattina e valutare gli effetti di questo benedetto e strano vento che sfugge a qualsiasi principio della meteorologia  tradizionale.