Il porto di Genova e la via della Seta
di Paolo Lingua
2 min, 56 sec
Il Punto di Paolo Lingua
Il sindaco Marco Bucci, sotto pressione da giorni (da settimane) per le vicende controverse e per gli incombenti ritardi della ricostruzione del ponte Morandi, si è acceso oggi come un fiammifero in margine alle polemiche – sia pure più teoriche che concrete, perché poi tutto si sfuma in dichiarazioni verbali o in documenti generici – che riguardano la cosiddetta “via della seta” e il ruolo del porto di Genova se decollerà un rapporto commerciale intenso con la Cina.
Gli estremi della discussione, certamente anche accesa per sottili insinuazioni d’ordine politico, riguardano l’annunciato progetto di intensificare rapporti d’affari, trasporti e import-export con la Cina, anche in attesa della visita ufficiale del premier nel nostro Paese. Una parte dell’Europa e gli Stati Uniti sono in aperto contrasto per la crescita del colosso cinese e per il timore che imponga un suo monopolio sul mercato mondiale.
In Italia sono favorevoli al rapporto con la Cina i “grillini”, mentre sono assai più freddi gli esponenti della Lega, Matteo Salvini in testa. Non mancano contraddizioni bizzarre: la Lega è favorevole alla Tav Torino-Lione destinata in futuro a essere una superferrovia ad alta capacità che potrebbe raggiungere Kiev, passando per Milano, Venezia, Trieste, l’Europa Orientale. E quindi essere un asse strategico determinante per la “via della seta”. Gli esponenti del M5s sono invece, com’è noto, da sempre contrari. Difficile fare i conti con la razionalità in Italia.
Ma torniamo al sindaco Bucci. Oggi, con un certo spirito polemico ha sottolineato come il porto di Genova sia strategico proprio ai commerci con l’area della superpotenza cinese e che un asse economico e strategico di questo livello potrebbe potenziare il porto, la città, tutti i contesti produttivi perché ci sarebbe un vasto spazio per le esportazioni di prodotti di qualità di ogni genere, una linea di mercato che ha sempre visto Genova protagonista nella storia e anche nel mondo contemporaneo. Se nei prossimi anni, con la ricostruzione del ponte Morandi e con la realizzazione del Terzo Valico ferroviario e il potenziamento su gomma con la Gronda, si creeranno gli agganci di comunicazione determinanti a moltiplicare la quantità e la velocizzazione delle merci, anche in funzione d’un rilancio di Genova.
In questa chiave vanno intese le dichiarazioni del sindaco, anche al fine di scavalcare eccessi di obiezioni ne di dubbi. In gioco, secondo Bucci, non c’è la politica estera e neppure si dubita della Alleanza Atlantica che resta lo schema internazionale nel quale l’Italia si muove e continuerà a muoversi. Da quando si è insediato a Palazzo Tursi, ancor prima della tragedia del crollo del ponte, Bucci ha insistito, forse anche per la sua formazione di manager a livello internazionale, sulla ripresa di Genova, obiettivamente bloccata nel suo sviluppo da troppi anni, cercando di identificare, zona per zona della città, e settore economico di varia qualità, le possibili strade per una ripresa.
E’ indubbio che un aspetto importante sarebbe quello di ricollegare il porto e le comunicazioni con specifici settori produttivi dall'industria al terziario avanzato sino al turismo, individuando uno sviluppo che non crei contrasti interni e sia sostenibile dal punto di vista ecologico e ambientale.
Si tratta indubbiamente di un ambizioso “dream” ma che rispecchia, per molti aspetti, il passato della città partendo dal Medio Evo per arrivare all’anello di passaggio della politica lungimirante di Camillo Cavour. I presupposti ci sarebbero e forse il sindaco Bucci individua, non infondatamente nella realizzazione di un maxi-accordo con l’economia cinese in espansione il “colpo di reni” determinante per il rilancio di Genova.
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