Il porto chiave di volta dell'economia di Genova e della Liguria
di Paolo Lingua
Per capire sino in fondo quali saranno i danni reali all’economia portuale di Genova e della Liguria (riflettendo sull’asse a tre di Genova-Savona-La Spezia) occorreranno, lo ha fatto intendere ieri Signorini, presidente dello scalo di Genova, due o tre mesi. Infatti il nodo cruciale, ovvero l’arrivo in Europa dei prodotti dell’export cinese, lo si potrà valutare solo all’inizio dell’estate. Sino a oggi arrivano le merci che sono frutto i operazioni che risalgono a prima dello scoppio del coronavirus. Ma se ci sarà un calo netto, come si spera, dell’epidemia i danni ci saranno ma saranno contenibil8i. Un po’ come per quel che riguarda il traffico di altri settori merceologici, crociere comprese, che per il momento non è calcolabile con precisione. Per la verità, coronavirus a parte, Genova è alla vigilia d’un semestre molto intenso nelle sue variazioni, anche in funzione della tanto auspicata ripresa del traffico autostradale con la conclusione die lavori per la ricostruzione dell’ex ponte Morandi. In realtà gli aspetti frenanti del coronavirus – che hanno suscitato perplessità soprattutto nel settore dei servizi dagli spedizionieri agli agenti sino ai trasportatori e con non poche perplessità da parte dei sindacati dei lavoratori e dei portuali - non sono ancora del tutto chiari: sono più preoccupazioni che realtà. Il porto, insomma, è diviso tra due strategie operative che condizionano molti aspetti dello sviluppo dello scalo: la prima è quella di intervenire sugli aspetti ancora non del tutto definiti del coronavirus mentre la seconda è legata a proseguire nei progetti di sviluppo del settore più importante dell’economia del territorio. In questa chiave Signorini ha confermato la concessione di Calata Gadda al gruppo Costa per incrementare il settore crocieristico e il proseguimento della pratica del cosiddetto “ribaltamento a mare” per potenziare la Fincantieri, imprese sempre più in crescita e che dovrebbe realizzare non poche navi, sulla base di commesse internazionali, nel volgere dei prossimi anni. Nel frattempo proseguiranno gli impegni per la realizzazione del Waterfront di Levante, sulla base del disegno di Renzo Piano. Dovrebbe andare avanti, in accordo con il Governo, la realizzazione dell’allargamento con spostamento a mare della diga foranea per consentire l’attracco di navi da trasporto, in particolare portacontainers, di ultima generazione. Si spostano invece i tempi per quel che riguarda la complessa e delicata vicenda d’una possibile fusione tra il Psa e il Sech. Signorini ha allungato i tempi della scelta, spiegando che occorreranno precisazioni e opinioni di natura giuridica, dal momento che potrebbe esserci il rischio di violare la normativa in vigore che blocca ogni possibile monopolio , che in questo caso, proprio per i contenitori, potrebbe verificarsi. Ma il Sech, come attracco di navi merci, interesserebbe anche il gruppo Aponte, sollevando le medesime perplessità di natura legale. Ci vorrà del tempo per decidere, vista la complessità delle leggi in vigore e della loro interpretazione. Ma nel frattempo si dovrebbe cercare di procedere superando le difficoltà tutt’ora in corso, anche perché le normative sulla vita degli scali sono complesse e sovente contraddittorie. Inoltre, il porto ha molti aspetti connessi e collaterali: da quello dei trasporti e delle connessioni come appunto quella del nuovo collegamento autostradale ripristinato, della possibilità di poter far decollare il trentennale progetto della Gronda, mentre ci si augura che tutto quanto è collaterale ma integrato alla vita del porto riprenda la sua dimensione abituale: bene quindi la ripresa dell’Acquario, del Big e della riapertura delle attività culturali tradizionali. Se domenica sera il presidente della regione Giovanni Toti taglierà una parte delle restrizioni il porto riprenderà a respirare.
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