"Il Ponte della vergogna": il film che racconta la tragedia del Morandi in versione inedita
di Alessandro Bacci
Il regista Giovinazzo: "Per non dimenticare quello che è stato un percorso che ha lasciato una traccia in ogni cittadino"
Sono trascorsi quasi tre anni dalla targedia del ponte Morandi. Genova non potrà mai dimenticare le immagini del 14 agosto 2018, quando in una giornata piovosa di estate la città si è ritrovata immersa in un incubo. A raccontare la storia del crollo del ponte Morandi, in versione totalmente inedita è Fabio Giovinazzo, regista genovese e autore del film "Il Ponte della vergogna": "È un lungometraggio autoprodotto, rappresenta un percorso intimo che può essere letto e interpretato come una viva sperimentazione immaginifica. L'elemento che si perde nella fiction può trovare respiro maggiore nell'episodio che viene raccontato con uno stile fumettistico, così come il documentario può trovare una fusione interessante con il linguatggio della videoarte. Si tratta di una libertà di espressione a dosi equilibrate senza lotte o conflitti verso una prevaricazione. Il termine vergogna nasce dal sentimento di una città che all'improvviso si è ritrovata nella paura che questa immagine del ponte spezzato potesse emergere una sua incapacità nel dare sicurezza ai propri cittadini. Un fallimento che a Genova non compete. Adesso Genova si è sollevata anche se poi c'è stato il problema della pandemia che ha messo un po' in secondo piano questa tragedia. Un vuoto incolmabile per quelle persone che lo hanno vissuto.”
Da dove ansce l'idea? “Nasce dal raccontare la storia, affinchè le nuove generazioni possano rendersi conto di ciò che è stato questo spazio vuoto. Per non dimenticare, è stato un percorso che ha lasciato una traccia in ogni cittadino. Nel mio film lascio fuori il dolore nella sua forma più esplicita ma mi concentro sulle persone: chi ha perso un lavoro, chi la casa, chi ha lavorato sul ponte. Uno spaccato che permette di riconsegnare alla memoria una storia che appartiene a tutta Genova.”
L'aspetto che colpisce di più? “la sua natura ibrida. Non è un semplice documentario o una fiction ma è un lungometraggio che mette insieme questi diversi linguaggi attraverso diverse forme di espressioni.”
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