Il “personaggio” Lorenzo Bozano
di Alessandro Bacci
La morte di Lorenzo Bozano, all’isola d’Elba, ancora ospite di strutture per detenuti, quindi ancora in semilibertà a 50 anni dall’assassinio di Milena Sutter, fa tornare alla mente la sua tormentata personalità. Io, mi scuso per l’autocitazione, quando verso mezzanotte arrivava alla redazione del Secolo XIX, dove ero ancora un giovane cronista, per spiegare, con sufficienza e con sussiego, come gli indizi nei suoi riguardi fossero infondati. Non solo: si rivolgeva ai cronisti presenti in redazione per chiedere quale fosse la loro opinione sul caso misterioso della scomparsa di Milena Sutter. Eravamo nel maggio 1971. Nel volgere di pochi giorni, dopo l’assurda telefonata che aveva chiesto 50 milioni di lire per la liberazione della ragazza, il mare restituì il cadavere di Milena e Bozano venne arrestato per una serie di indizi coincidenti che riconducevano a lui.
Come tutti sanno e possono leggere Bozano venne miracolosamente (per errori delle indagini) assolto per insufficienza di prove in primo grado, ma poi schiacciato in appello e in cassazione e condannato in via definitiva all’ergastolo. Nel frattempo era sparito senza lasciare tracce. Ricordo un riflessione d’uno dei dirigenti della Questura, un investigatore scafato: lo riprenderemo, disse, non è il tipo che sparisce in Africa o in Sudamerica: gli piace troppo restare in un mondo civile. Poi aggiunse: lo prederanno perché commetterà un gesto superficiale come fa parte della sua personalità. Infatti venne catturato in Francia per aver guidato senza la cintura. Dopo 25 anni di carcere all’Isola d’Elba, rimesso in semilibertà infastidì una sedicenne e tornò in carcere. E così è rimasto, al massimo in semilibertà, sino a ieri. Non è stato mai in grado di tornare alla normalità. D’altro canto, ancora prima della vicenda Sutter, Bozano s’era fatto notare (e denunciare e condannare) perché spiava le donne lungo le scale mobili dei supermercati, a volte anche con uno specchietto. In Bozano c’erano elementi caratteriali esibizionistici, megalomania, assurdo senso di superiorità e, ovviamente, manie sessuali. Sono tutti elementi che spiegano, in gran parte, la sua personalità assai complessa ma che, comunque, in sede processuale, non hanno mai attenuato le sue responsabilità. Il sequestro e l’assassino di Milena Sutter, anche se non tutti i dettagli sono stati chiariti ancor oggi, hanno presupposto un piano preciso, dettagli e comportamenti mirati, come quello di seppellire il corpo della vittima e poi di gettarlo in mare, forse sperando di non farlo più ritrovare.
Resta il dubbio se il rapimento aveva solo uno scopo sessuale oppure era emersa l’ipotesi del riscatto. Bozano, sul piano formale, non ha mai confessato, anche se esiste una ipotesi, mai comprovata, d’un progetto, in sede di difesa con i suoi legali, d’una possibile confessione con annunciato il pentimento, per ottenere uno sconto della pena e soprattutto sfuggire all’ergastolo. Poi emerge, nel corso degli anni la sua doppia personalità: il comportamento impeccabile in carcere, tale da fargli ottenere in anticipo la libertà parziale; ma al tempo stesso il risveglio dell’ossessione sessuale appena rimesso in parziale libertà. Un comportamento che lo avrebbe riportato in cella per alcuni anni e , poi, sempre in semilibertà sino alla morte. Quella di Bozano, alla fin dei conti, resta una personalità singolare e per troppi aspetti assolutamente priva di attrazioni emotive da parte di chiunque. Difficile trovare anche la minima giustificazione dei suoi comportamenti e dei suoi atteggiamenti verso il resto del mondo. Una sorta di mitomania? Il frutto di una incapacità d’una vita normale, pensando di attraversare la propria esistenza a bordo d’una spyder rossa (non importa se di terza mano)? In realtà qualunque interessi nei suoi confronti s’è chiuso sopra di lui come il mare dell’Isola d’Elba.
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