Il percorso infinito delle autostrade liguri
di Paolo Lingua
A voler riprendere, vista la coincidenza del calendario, il linguaggio delle favole natalizie potremmo dire che la lunghezza delle autostrade della Liguria è infinita. Nei giorni scorsi, infatti, abbiamo appreso, dopo un vertice romano in Parlamento, presenti i tecnici del ministero del Trasporti, che per i prossimi dieci anni la società Aspi che gestisce (per ora) la rete effettuerà lavori di ristrutturazione e di manutenzione per una spesa di circa due miliardi. Inoltre dovrebbero (prima o poi) decollare i lavori per la realizzazione della Gronda che dovrebbe essere operativa tra una decina d’anni, nel 2031. Sorvoliamo sui dettagli tecnici e sulle osservazioni tecniche del ministero e su tutti gli aspetti progettuali e burocratici, A tirare le somme abbiamo appreso che sulle autostrade della Liguria per dieci anni ci saranno lavori in corso, con turni notturni, intensificazioni preferenziali.
Nelle stagioni invernale e autunnale, con corsie e accessi bloccati e con percorsi su una sola carreggiata se non alternativi. Non sarà un bel vivere e un bel viaggiare, come del resto abbiamo già sperimentato questa primavera e questa estate. Ne risentiranno i cittadini che viaggiano per conto proprio, il turismo e in particolare i trasporti pesanti collegati alla produzione industriale e, in particolare, al sistema portuale. Purtroppo non ci sarà nulla da fare, ma, al di là della tragedia dell’ex Ponte Morandi oggi San Giorgio, non potremo contare sul supporto ferroviario prima del 2024-25 quando sarà completato il Terzo Valico che, comunque, non potrà fermarsi a Tortona ma dovrà raggiungere Milano e, se possibile, anche l’asse per Torino.
Non ci resta che constatare la pessima conduzione effettuata dall’Aspi, trascuratezza e pessima manutenzione, di cui apprendiamo particolari ogni giorno dalle inchieste della magistratura, ma c’è anche da sottolineare come, dalla fine degli anni Ottanta in poi, i governi (di tutti i colori) che si sono succeduti abbiano gestito molto male la questione dei trasporti e della comunicazione, settori, come del resto tutte le opere pubbliche, sono state anche soffocate dalla palude ossessiva della burocrazia. E’ stata una gara a ad accumulare ritardi, ricorsi, pause, veti incrociati. Ma il pubblico ha sempre chiuso un occhio, se non tutti e due, sulle gestioni di interesse generale affidate ai privati.
Una nota a parte merita la questione della Gronda che, alla fin dei conti, è un raddoppio autostradale legati al percorso attorno alla città di Genova e alle sue connessioni in tutte le direzioni. La Gronda ha gli aspetti letterari – a volerla prendere con un sorriso (amaro) – d’un vecchio romanzo d’appendice di quelli un tempo pubblicati a puntate sui giornali popolari., Se ne comincia a parlare (anche perché è un’opera necessaria) all’inizio degli anni Novanta. Ci sarebbero le possibilità di fare in fretta, con progetti e con i fondi necessari, ma la politica comincia ad esitare: è l’epoca nella quale, per un po’, è di moda bloccare, per un tortuoso ragionamento “verde”, le opere pubbliche. Si temono inquinamenti e danni ambientali. Ondeggiano sinistra e destra che si susseguono ai vertici della regione e dei comuni. Quando poi si ricomincia a ritenere l’opera utile se non indispensabile, emergono sulla scena politica i grillini che sposano in un primo momento la “decrescita felice”. E si continua a rimandare anche se nel frattempo si fanno espropri e si annuncia – di tanto in tanto – che esiste il progetto e ci sono i fondi. Sono passati nel frattempo trent’anni. E forse – ma è tutto da vedere – tra dieci avremo la Gronda. Ma se emergeranno altri ritardi forse si mpotrà arrivare alle Nozze d’Oro del progetto.
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