Il pendolo del governo continua a oscillare
di Paolo Lingua
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Il Punto di Paolo Lingua
La conferenza stampa del presidente del consiglio dei ministri Giuseppe Conte, dopo 24 ore, assume sempre di più la dimensione grottesca d’una montagna che ha partorito un topolino. E, forse, il topolino è davvero lui, il presidente Conte.
I due vice-leaders, Salvini e Di Maio, lo hanno quasi ignorato, al di là di qualche espressione di circostanza, proseguendo i contrasti e gli spot su temi sui quali non emergono gli accordi. Ma, mentre nella Lega, Matteo Salvini si sente più forte e in continuo crescendo (e al suo interno di fatto non ci sono contrasti almeno apparenti), si accentuano le contraddizioni all’interno del M5s, a cominciare dai continui distinguo tra Di Maio e Fico, il presidente della Camera, che ormai sembra avviato ad assumere il ruolo della sinistra interna al movimento, mentre non è chiara la posizione dell’ondivago Di Battista.
Ma i temi controversi in campo creano non poche preoccupazioni. La Lega intende insistere sulla “flat tax” e su una politica di sblocco dei cantieri di grandi opere pubbliche tuttora fermi, compresa la questione della Tav eterno tema di rissa. I “grillini” smorzano sulla legge sull’ordine pubblico, sul rigore contro l’immigrazione e insistono su temi di politica sociale e assistenziale per recuperare consenso, soprattutto nel Mezzogiorno, la parte dell’ Italia dove hanno mantenuto lo zoccolo duro del loro consenso.
Il patto di governo sembra incrinato e vacillare, anche perché Salvini dopo il voto europeo ragiona più da premier che da socio “alla pari”, mentre il M5s è consapevole che se si andasse a votare la loro supremazia sarebbe finita perché sono stati scavalcati non solo dalla Lega, ma anche del Pd in lenta e obiettiva ripresa. Salvini è meno condizionato dall’interno e anche dall’esterno e da tempo è meno apodittico, nelle sue dichiarazioni, sulla durata del governo sino alla fine della legislatura. Lascia capire che se troverà troppi ostacoli ai suoi progetti la spina potrebbe anche essere staccata.
Il problema più complesso di Salvini è semmai il gioco delle alleanze del centrodestra. Alla Lega è acquisita, verrebbe da dire blindata, la compagine di Fratelli d’Italia, con alla testa una Meloni sempre più convinta dell’asse tra i due partiti. L’area percorsa da discussioni, crisi, minacce di scissioni o proposte di rifondazione, riguarda invece Forza Italia. L’ultima tornata alle urne ha visto il partito di Berlusconi sul filo del 9%, ma al suo interno, proprio dalla Liguria è emersa la contestazione di Giovanni Toti che da tempo è critico sulla linea del partito e anche dubbioso del ruolo dei protagonisti del “cerchio magico” tuttora arroccato attorno all’ex cavaliere.
Il presidente della Liguria vorrebbe, come si deduce da molte delle sue dichiarazioni, che si desse vita a un partito nuovo e diverso che sia caratterizzato dalle componenti ideologiche del centrodestra tradizionale: moderati, liberali, cattolici, categorie imprenditoriali.
Toti vuole essere una saldo alleato di Salvini, con cui ha da sempre ottimi rapporti, ma al tempo stesso tenere nell’alleanza un asse che agganci la linea di sintesi verso l’area del centro per dare allo schieramento un respiro più moderno e più europeo, puntando, per il momento a un asse territoriale con regioni (il Piemonte per esempio) e amministrazioni municipali rette dal centrodestra.
Tra le componenti berlusconiane per adesso però la linea non è chiara e non mancano le polemiche, mentre Toti comunque si appresta a dar vita a una lista “arancione” vicina a lui alleata con i partiti del centrodestra per le elezioni regionali della primavera del prossimo anno. Per la sinistra il discorso è semplice, anche se di non facile soluzione: si punta a riunire alleanze e a puntare sull’alternativa al centrodestra.
Tutti questi progetti e tutti questi spostamenti potrebbero subire terremoti nel caso di crisi di governo e di spaccatura tra Lega eM5s. Ma siamo dinanzi a un cronometro che segna secondi e minuti con velocità differenti. Le previsioni urtano con una legge non scientifica.
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