Il mistero sull'assurdo "no" al Mes
di Paolo Lingua
Il premier Giuseppe Conte sempre disponibile a lanciare slogan caricati di significati positivi, ancorchè generici, tace o cambia discorso o0gjni volta che torna al centro del dibattito la questione del Mes. Anche negli ultimi giorni, quando sull’argomento tornano quasi tutti i partiti che costituiscono la maggioranza di governo – Pd in primo luogo, ma anche Italia Viva e i partitini della sinistra estrema e del centro progressista – sostenendo l’importanza del Mes, indipendentemente dai fondi che dovrebbero venire dal “Recovery Fund”, il presidente del consiglio schiva le risposte. Pure a esaminare la struttura del Mes si dovrebbe essere, a livello politico, ottimisti. Si tratta di 36 miliardi di euro da restituire a un tasso di interesse assai più basso rispetto alla parte di prestito del Recovery. E sarebbero fondi destinati alla ristrutturazione ne alla ripresa della sanità e di quanto attiene, in un momento delicato come l’attuale, al settore della medicina e dell’assistenza (anche sul piano delle strutture).
Siamo tutti consapevoli di quanto l’Italia avrebbe bisogno di quel preziosi fondi. Non solo gli ultimi governi, ma altri esecutivi dei decenni precedenti, hanno pasticciato e commesso errori, sovente in sintonia con le regioni, proprio in questo settore così importante e delicato per l’interesse pubblico. Sono stati fatti pesanti tagli di cui si sono avvertite, nel momento più acuto del Covid, tutte le difficoltà e si è oscillati, anche da regione a regione, tra la politica del potenziamento pubblico e quello della crescita della privatizzazione. Scelte operative non sempre coerenti e coordinate sui territori. Oggi, un po’ a tutti i livelli, ci si è resi conto di mettere in campo una programmazione preventiva del sistema sanitario, rendendolo coerente sul piano nazionale, pur negli spazi di autonomia delle regioni come prevede la legge. C’è, insomma, un discorso complesso che il governo deve affrontare, e possibilmente in tempi rapidi, per rimettere a punto il piano sanitario nazionale, tenendo presente che esistono in proposito una serie di corollari di servizio, a cominciare dagli interventi che riguardano i servizi di prevenzione e di assistenza nelle scuole che vanno tenute sempre sotto il massimo controllo.
Di qui l’urgenza di ricorrere a un massiccio finanziamento come è quello previsto dal Mes, una soluzione alla quale s’è dichiarato favorevole anche il presidente della Confindustria nell’intervento di ieri e che trova d’accordo, oltre a gran parte dei partiti dei due schieramenti maggiori anche le categorie economiche e i sindacati e, di conseguenza, l’opinione pubblica. Il vero ostacolo al Mes è rappresentato, proprio a livello di governo, dal M5s, da sempre ostile al finanziamento europeo. Un “no” che sembra coriaceo e, da qualche tempo, neppure ostentato ma silenzioso e accanita. Il premier Conte, ovviamente, teme per il governo che, in più occasioni, ha mostrato tra le sue forze interne non pochi dissensi. Anche se potrebbe sembrare assurdo che deflagrasse una crisi di governo solo per il “si” al Mes che pure raccoglie una maggioranza trasversale in Parlamento anche se in passato ci sono stati ondeggiamenti da parte della Lega e di Fratelli d’Italia, come è noto molto poco europeisti.
A questo punto, però, la questione non potrà essere rimandata troppo a lungo e anche Conte dovrà prendere le sue decisioni e dichiararsi in un senso o nell’altro, manche se è evidente il suo timore di fronte alla reazione dei grillini. La vicenda ormai si sta colorando dei riflessi dell’assurdo da mesi e sta accentuando le sue contraddizioni proprio in questo periodo in cui il governo deve mettere a punto i progetti (concreti, si spera, finalmente) su come investire i 209 miliardi del “Recovery Fund”, la cui disponibilità dovrebbe materializzarsi tra gennaio e la primavera. I progetti dovranno essere sostenibili e credibili per avere il via libera e i fondi disponibili. Per questo emerge ancora più incredibile lo stop a Mes, finanziamento assai più facile da ottenere. Altro grande mistero italiano.
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