Il mare in burrasca del Movimento 5 Stelle
di Paolo Lingua
Si annunciano per il prossimo mese di novembre gli “stati generali” del M5s che, dopo le elezioni regionali, sembrano sbandare alla ricerca d’una linea politica che, a seconda dei gruppi e dei gruppetti, appare contraddittoria sia sulle strategie, sia sulle alleanze. La posizione più dura sembra quella di Di Battista che punterebbe (forse) a una scissione per rifondare invece un partito simile a quello che era il movimento alternativo a tutto (il famoso “vaffa”) fondato da Beppe Grillo e da Casaleggio senior. I grillini più governativi vorrebbero invece insistere a tutti i livelli nell’alleanza do governo con il Pd, sia pure con una lettura più rigida e alternativa (il presidente della Camera Fico) o più morbida (il ministro degli esteri Di Maio).
Casaleggio ha annunciato di voler ritirare e tagliare al movimento la Piattaforma Rousseau che, peraltro, non piace più ai gruppi ribelli. In questo contesto, il padre fondatore Beppe Grillo tace. Si muove con cautela e con passi piccoli il “reggente” Crimi che non pare disporre di grandi sostegni al suo interno. Ma tentare dall’esterno una radiografia dall’esterno d’una situazione complessa come quella del M5s non è facile. Le posizioni sono assai più numerose e diversificaste rispetto ai gruppi con i leaders più importanti. Il punto interrogativo più inquietante riguarda la posizione di Di Battista: vuole davvero uscire dal movimento per fondare una nuova realtà che si manifesti “contro tutti”, oppure tira la corda per guadagnare spazio all’interno dei grillini?
Il M5s è all’incrocio di contraddizioni singolari: ha vinto il referendum sul taglio dei parlamentari; è andato male alle elezioni regionali; è andato un po’ meglio alle comunali in alcuni piccoli comuni. In realtà, però, lo stato dei grillini non è allegro: il calo dei voti è molto netto e la “vittoria” al referendum ha reso poco perché tutti i partiti sono d’accordo a dar vita a una nuova legge elettorale e ad alcune modificazioni costituzionali. Inoltre, se si dovesse andare ad elezioni politiche in tempi brevi il taglio dei parlamentari si trasformerebbe per il M5s in un disastro perché perderebbe i nove decimi di deputati e senatori riducendosi a un partitino insignificante. Al tempo stesso, per completare il quadro politico, non cessano i contrasti all’interno del governo con il Pd: si va dalle strategie sull’impiego del Recovery Fund con l’ostilità dei grillini nei confronti delle grandi opere sino al cocciuto “no” al Mes, scelte che paralizzano il presidente del consiglio Giuseppe Conte alla vigilia della messa a punto dei progetti strategici di cui occorre rendere conto all’Europa.
Nello stesso tempo a livello nazionale si è aperto il grande dibattito sulle candidature per i grandi comuni previste per le elezioni del prossimo anno. Al centro della tormentata vicenda delle alleanze e delle scelte dei candidati, in particolare per quel che riguarda Roma, dove il Pd si è visto dire di no da grossi personaggi politici e quindi pare che punterà su una sorta di primarie, sistema che non sempre (ne sappiamo qualcosa a Genova) ha dato risultati esaltanti. Non sarà facile trovare la quadra di alleanze tra Pd e M5s in particolare nei grandi capoluoghi, dove ci sono situazioni forti di contrasto e situazioni che vedono i due partiti contrapposti.
Ma per restare in Liguria emerge un nuovo singolare interrogativo sul silenzio del M5s dopo le elezioni regionali. Indubbiamente il grillini, ridotti a due soli consiglieri , sono andati male come tutto il centrosinistra. Ma non è emersa una sola voce per parlare anche , al minimo, della strategia dell’opposizione. Considerato che anche gli altri movimenti per il momento sono abbacchiati, la situazione può essere comprensibile. Ma i grillini non hanno fatto alcun passo verso Sansa (che di consiglieri ne ha tre) un tempo considerato il “loro” candidato né hanno parlato d’una strategia dell’opposizione. E’ vero che il Pd, intento a rancorosi regolamenti di conti interni con il partito in Liguria in netto contrasto con i vertici nazionali proprio sulla candidatura di Ferruccio Sansa, sembra ormai intenzionato a dar vita a una “sua” opposizione autonoma,ma il quadro d’insieme della sinistra, in questo momento, appare sconcertante. Non sarà agevole trovare una intesa per Savona dove si voterà la prossima primavera.
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