Il futuro governo, la Liguria e il Recovery
di Paolo Lingua
La Liguria è una delle regioni italiane più attenta a quelli che potranno essere gli esiti economici all’indomani della creazione del nuovo governo tecnico-politico guidato da Mario Draghi. Ancora nei giorni scorsi, riprendendo una linea ormai consolidata sul piano storico (grosso modo trent’anni di discussioni ne di congetture) il presidente della Camera di Commercio, Luigi Attanasio, ha rilanciato sul tema della realizzazione della Gronda. Sia chiaro: Attanasio ha mille ragioni. E le ha anche nel ruolo di presidente d’un ente che riunisce gli interessi di tutte le categorie economiche: industriali, artigiani, commercianti, agricoltura e terziario. La Gronda, obiettivo utili e determinante per migliorare il sistema di trasporto e di comunicazione, si parla da sempre e anche recentemente il Governo si è dichiarato pronto al decollo.
Restano appesi nell’aria infiniti dubbi: paga il governo, la Società Autostrade tutt’ora titolare della concessione oppure toccherà (come e quando) a chi subentrerà se si arriverà a un accordo di cessione tra i Benetton e il governo? E’ facile chiedere una esecuzione rapida di un progetto, ma è difficile, in un paese come l’Italia, capire i percorso al fine di evitare blocchi burocratici e persino azioni della magistratura penale o amministrativa. E poi: un’opera come la Gronda potrà essere inserita tra i fondi utilizzabili tramite il Recovery, ancora da definire e da approvare, sia a livelli locale sia a livello europeo? Se il nuovo governo di Draghi decollerà, proprio per quel che riguarda la Liguria si parla di ipotesi di impieghi finanziari per concludere il raddoppio ferroviario della Genova-Ventimiglia ancora da completare nel tratto tra l’area imperiese e quello savonese (i primi lavori risalgono agli anni dell’immediato dopoguerra).
E’ una strada percorribile? E per quel che riguarda la questione della diga foranea da spostare a mare quali saranno le scelte, visti gli ostacoli sollevati nel corso degli ultimi due mesi a livello ecologico e ambientalistico, oltre che da parte dell’aeroporto per la troppa vicinanza al Cristoforo Colombo? Roma, Genova e tutti gli operatori interessati sono in attesa di trovare soluzioni concrete e decisioni da prendere in tempi rapidi visto che tutti i progetti oscillano tra i trenta e i dieci anni e hanno navigato in una palude di veti incrociati e di ritardi. Lo stesso Terzo Valico, che ormai ha superato il giro di boa della metà dei lavori ha impiegato vent’anni per decollare. Le speranze concentrate su Draghi puntano a soluzioni più rapide con finanziamenti immediatamente disponibili. Ovviamente è tutto da verificare perché in Italia nulla è mai certo.
Ma dietro alle questioni fondamentali connesse all’economia e ai sistemi di comunicazione e di trasporto, non mancano gli interrogativi politici, tutti legati, al di là delle questioni dei vertici, alle prossime elezioni amministrative. In primavera si voterà a Savona. Il centrodestra, come è stato annunciato, anche se diviso sul governo, si presenterà invece unito per confermare la conquista del Comuna visto che la sindaca uscente ha già annunciato il suo ritiro? E, in casa del centrosinistra, dopo il fiasco delle regionali, insisterà sull’asse Pd-M5s, anche se , proprio in Liguria, si annunciano spaccature che potrebbero preludere a scissioni che già ci sono state in coincidenza delle regionali?
Un discorso che potrebbe estendersi con il passare del tempo – un anno al massimo – per le elezioni del rinnovo del comune di Genova oltre che di quello della Spezia e di altri centri di qualche importanza? Si escludono alleanze trasversali ma la situazione dei partiti appare sempre più confusa in particolare in casa dei grillini. Queste scelte andranno al di là degli accordi di massima sul governo che sembrano ormai in via di soluzione concordata. Ma tutti i dubbi e tutti gli interrogativi permangono, come del resto è d’obbligo nel nostro paese, considerato il fatto che Draghi, nel caso d’un decollo felice e fortunato, potrebbe puntare, nel giro di un anno, alla presidenza della Repubblica. E allora tutto tornerebbe come prima. Forse peggio.
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