Il decreto del governo sul nostro futuro
di Paolo Lingua
Il governo Draghi – e questo rispetto al passato recente è certamente un grande merito – ha deciso di trasformare in legge l’obbligo di vaccino per chi ha rapporti con i ricoverati negli ospedali e lo scudo penale per chi pratica i vaccini, salvo, come è ovvio, comportamenti irrazionali. Era ora. Anche se la percentuale dei negazionisti – tra medici e assistenti sanitari - non è sinora vistosa ma neppure del tutto irrilevante, è stato giust9o e corretto, e anche etico sul piano istituzionale, rendere obbligatorio il vaccino per chi ha a che fare con i cittadini nelle strutture mediche e assistenziali. Nel recente passato, con assoluta incoscienza, abbiamo assistito, negli ospedali e soprattutto nelle Rsa, a trasmissioni di contagi e infezioni da parte di chi aveva rifiutato di vaccinarsi e che, a sua volta, era stato colpito dal Covid – 19. Un comportamento irresponsabile che non ha nulla a che fare con la libertà individuale. I soggetti che non accettano il vaccino vanno sospesi o trasferiti e non possono avere nulla a che fare con ammalati o soggetti a rischio. Egualmente importante è stato l’aspetto del decreto del governo che riguarda lo scudo penale per chi materialmente pratica il vaccino, con riferimento ai pochi casi nei quali si sono verificati malori, disturbi imprevedibile e malori e addirittura decessi.
A meno che non emergano gravi errori da parti di chi applica il vaccino, eventuali responsabilità, di natura civile e non penale, riguardano l’azienda farmaceutica produttrice. Ed è quindi giusto e corretto coprire gli operatori sanitari. Sino a oggi non sono mancati stop e confusioni in margine a questi aspetti delicatissimi e importanti della pratica del vaccino, anche perché in Itali abbiamo il pessimo difetto di temere reazioni di natura giudiziaria, ma finalmente è emersa l’importanza primaria della difesa dei cittadini e dei loro diritti in un contesto tanto complesso come quello della pandemia. C’è da augurarsi che il discorso sia chiuso: i “no vaccini” ora devono capire che o rischiano la sospensione oppure possono essere spostati ad attività senza rapporti con il pubblico. Gli altri aspetti, non meno delicati della questione della lotta alla pandemia riguardano la politica di prevenzione e di difesa dalla diffusione del virus. Sappiamo che l’Italia sino al giro di boa del 1 maggio sarà divisa tra zone arancione e zone rosse. Nessuno spazio per zone gialle o addirittura bianche.
Draghi ha fatto sapere che da oggi sino alla fine di maggio potranno essere disposte parziali e prudenti aperture, una linea strategica che sembra condivisa anche dal presidente della regione Liguria Giovanni Toti. La tesi, per quel che riguarda il nostro territorio, ma anche altre zone italiane, è quella di “allentare”, se così si può dire, le restrizioni in alcune zone dove i dati del contagio segnano in maniera continua e organica un netto calo. Per Toti la questione riguarda le aree di Genova e della Spezia, mentre i Ponente non riesce, per adesso, a uscire dalla stretta dei contagi, forse anche per la vicinanza con la Francia e con una zona in evidente e continuo incremento di pandemia, come la Provenza. Cosa potrebbe accadere? Forse, ma per il momento è meglio essere prudenti sui contenuti, si potrebbero – ma non prima della metà di aprile – concedere prudenti riaperture (ma solo sino alle 18) di ristoranti, pizzerie e bar, cercando di capire se non daranno poi luogo a riprese del contagio, anche perché il settore è ormai ai limiti della resistenza e i rischi di chiusure e di fallimenti sono in netto incremento statistico.
Ovviamente poi ci sarebbero le chiusure in occasione dei passaggi stagionali più pericolosi come il 25 aprile e il 1 maggio. Un ritorno, molto parziale, alla normalità di potrebbe avere solo a maggio, ma sempre mantenendo ole chiusure serali considerate la fascia più a rischio. C’è molta cautela da parte delle regioni, ma soprattutto del governo, per quel che riguarda la stagione vacanziera, dopo quanto è avvenuto la sco0rsa estate. Difficile pensare a una stagione in piena libertà, anche se calerà il contagio, perché i “ritorni” sono prevedibili e pericolosi. Dovremo, come cittadini, stringere ancora i denti e accettare la politica della prudenza. Rimossa la pandemia torneremo come prima, ma senza eccessi. E’ la lezione di questa esperienza drammatica che nessuno si aspettava.
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