Il decollo della nuova Diga Foranea

di Paolo Lingua

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Il decollo della nuova Diga Foranea

Il prossimo anno, se non interverranno ostacoli o ritardi burocratici, decolleranno i lavori per la realizzazione dello9 spostamento a mare della Diga Foranea che, salvo ostacoli che non sono mai da sottovalutare, dovrebbero essere finiti nel 2026, con il completamento di tutti i dettagli per il 2028. Sempre salvo complicazioni l’opera dovrebbe rientrare tra i finanziamenti del Recovery Plan che saranno messi a punto dal governo nel volgere di una paio di mesi. Ci sono voluti quasi dieci anni per arrivare a questo punto che dovrebbe essere di “non ritorno”, un obiettivo non semplice per una città come Genova dove, in ogni settore (e nel porto in particolare) i rinvii e il gioco autodistruttivo dei veti incrociati sono un gioco quotidiano. Tutto sommato, il cosiddetto “dibattito pubblico” s’è mosso assai più celermente rispetto al passato.

S’è chiuso infatti nel volgere di un paio di mesi: questo spiega il prossimo decollo delle ultime pratiche burocratiche. Come è già stato annunciato e illustrato, è stato approvato uno dei progetti che prevedevano la movimentazione delle navi a levante con due percorsi differenziati: uno per chi punterà per traffici e passeggeri verso l’area di ponente e uno per chi si fermerà nell’area del porto storico e dell’attracco turistico. Ci sono ancora dettagli da decidere che vanno dalla possibile presenza di fonti di energia alternativa sulla diga. Inoltre va messo a punto l’aspetto tecnico dei rapporti con l’aeroporto, per via della presenza delle gru altissime che potrebbero creare problematica per gli aerei in entrata e in uscita.

Ma la questione, come del resto come già avvenuto con il Psa di Prà, non sembra troppo complessa. Un aspetto che potrebbe dar luogo invece a più complesse problematiche riguarda invece la nuova collocazione dei depositi petrolchimici di Multedo, legati alla Superba e alla Carmagnani. Una ipotesi possibile, proprio per evitare il loro posizionamento sulla terraferma potrebbe essere appunto quello del loro trasferimento presso la nuova Diga Foranea. In passato quasi tutte le imprese portuali di fronte a un trasferimento più o meno contiguo si erano opp9oste, così come i comitati di Sampierdarena e delle zone limitrofe. La questione è molto delicata, ma il sindaco sembra impegnato a voler risolvere un problema che si trascina da decenni. Sempre per quel che riguarda la costruenda diga si auspica che possa essere realizzato un sistema di gestione commissariale per i lavori specifici da affidare al presidente del porto Paolo Emilio Signorini che potrebbe agire, grosso modo, con i medesimi criteri con i quali si è mosso il sindaco Marco Bucci per la ricostruzione del Ponte Morandi.  

La situazione generale dei lavori nel porto è oggi un po’ più chiara mentre proseguono con una certa speditezza i lavori per la sistemazione di tutto il sistema ex fieristico e della ristrutturazione del Palazzo dello Sport. Ma la questione strategica di maggiore importanza riguarda lo spostamento al largo della Diga, il cui attuale assetto ha più di un secolo di vita e blocca l’accesso alle unità, sia passeggeri sia merci, di ultima generazione. Se si vuole, sia pure lasciando da parte ogni forma di retorica, fare di Genova l’approdo strategico e, per moti aspetti, leader del Mediterraneo, questi interventi, troppo a lungo rimandati, sono necessari e urgenti, anche se, per arrivare all’obiettivo voluto, occorrerano sei o sette anni. Il che dimostra che in passato era necessario procedere più spediti.

Oggi non è possibile perdere il passo con l’evoluzione dei sistemi di produzione e di mercato. La concorrenza è mondiale e non è possibile vivere di controlli e di blocchi oppure di gestire situazioni specifiche sulla base della logica locale dove tutto si gioca sulle rivalità e sui piccoli interessi degli operatori locali come, purtroppo, sino a oggi si è verificato. Il presidente dello scalo, Signorini, è sempre stato un fine diplomatico e un paziente mediatore. Ma oggi, sempre sull’esperienza del Ponte Morandi, quando è necessario occorre il pugno di ferro.