Il Covid e le incertezze del governo
di Paolo Lingua
La vicenda dei tre commissari della sanità in Calabria nominati dal governo e subito ritirati o dimessi, dopo, diciamolo pure, una serie di brutte figure, è un aspetto di come l’attuale maggioranza si muova in condizioni di non omogeneità nei contenuti e nelle strategie. E’ stata complicata e contraddittoria la catalogazione delle regioni sotto i vari colori a seconda della gravità delle situazioni sanitarie e di diffusione dei contagi. E ancora ora, sia pure con un rinvio che dovrebbe essere fissato (ma ormai vale la pena di diffidare degli appuntamenti e delle date) ai primi di dicembre. E’ comprensibile che governo e regioni subiscano a ogni istante la pressione dei settori economici che stanno andando in crisi per via delle chiusure e del blocco della minima movimentazione in grandi e piccole città. Il Natale con le possibili spese e manifestazioni si annuncia di profilo molto basso: ma mentre ci sono città e regioni che capiscono il dramma del Covid e si adeguano, ci sono altri territori (il Sud soprattutto) assai più difficili da gestire. Poi ci sono situazioni come quella della Liguria dove invece si potrebbe tornare entro due o tre settimane nella “zona gialla” ridando parziale fiato a bar, ristoranti e negozi.
Alle spalle di tutto questo appare – di giorno in giorno più netta, nonostante le dichiarazioni pubbliche nel segno dell’ottimismo – una non trascurabile divisione all’interno della maggioranza che sostiene il governo. Ci sono, anche se vengono manifestati a volte in forma sfumata, non pochi elementi di divisione e di strategie assolutamente non coincidenti. Un esempio vistoso è la politica di assistenza e sussidio individuale (che parte dagli assegni a chi è disoccupato) che è un punto di forza del M5s, sin dall’indomani delle elezioni, quando il governo era ancora “gialloverde”: una politica che ha sempre trovato ostile “Italia Viva” di Matteo Renzi che è contrario a forme di “carità pubblica” ma preferirebbe investimenti che rilancino l’economia er la produzione creando di conseguenza posti di lavoro. La linea di Renzi, sia pure in maniera più sfumata e in chiave di mediazione, è sostenuta sostanzialmente dal Pd. C’è poi la questione, che potremmo definire “storica” che divide le parti in gioco, ovvero quella del Mes. I 37 miliardi da destinare alla sanità, con interessi assai più bassi di tutte le altre realtà creditizie a livello europeo, vedono il “no” pregiudiziale e a testa bassa dei “grillini”, mentre Pd e “renziani” sono sempre stati favorevoli. Il premier Giuseppe Conte sull’argomento è sempre stato sfuggente (ma sembrerebbe più vicino alle posizioni del M5s). Si è tornati a parlare del Mes ancora in questi giorni, anche per via delle forti esigenze pratiche di interventi e di investimenti sulla sanità pubblica e alla vigilia di forti investimenti (anche qui in un clima di contraddizioni per via dell’affacciarsi di nuovi prodotti sul mercato) per l’acquisto dei vaccini anti-covid. Si è Parlato di discutere del Mes in parlamento, dove anche l’opposizione di centrodestra è spaccata, perché Forza Italia è favorevole mentre Fratelli d’Italia e in particolare Salvini sono contrari, anche per una vecchio pregiudizio antieuropeistico.
Ma le distanze nel governo sono numerose: dall’ordine pubblico alla politica sugli arrivi di clandestini e di migranti dall’Africa e dall’Asia sui barconi.
Ci sono poi gli aspetti legati alle prospettive post-covid, con il Pd e i renziani che vorrebbero puntare sugli investimenti a favore delle imprese e delle grandi opere, un settore quest’ultimo che ha sempre suscitato la diffidenza preconcetta del M5s. Il vertice della scorsa settimana di casa grillina non sembra per adesso aver risolto i problemi all’interno del movimento. Ma alla base di tutto c’è una situazione contraddittoria. Oggi, sulla base dell’ultimo voto nazionale, il M5s è ancora il partito di maggioranza relativa in parlamento. Se si dovesse però tornare alle urne il movimento perderebbe due terzi delle4 sue forze, considerato anche il taglio dei parlamentari voluto proprio dai grillini e imposto al Pd. Poi si è già discusso su possibili candidati alla presidenza della repubblica tra due anni con il veto del M5s a tutti i potenziali candidati del Pd. Però, così come stanno le cose, è quasi impossibile che cada il governo. Proseguiremo a piccole marce e a soste e cambiamenti di linea sino a che il virus incomberà. Poi si vedrà. Ma viviamo da tempo giorno per giorno. Per ora mettiamo nel cassetto le previsioni.
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