Il campionario delle false promesse di Giovanni Toti
di Paolo Lingua
A tutti i dipendenti della sanità in Liguria doveva andare un sussidio di mille euro, promesso con un comunicato ufficiale mercoledì 22 aprile. Ma i soldi al momento non ci sono.
Dal prossimo lunedì dovevano riaprire parrucchieri, barbieri e istituti di estetica, come annunciato a squilli di tromba dal presidente della Regione Giovanni Toti in conferenza stampa, tra i dati dei morti e dei "tamponati". Poi, guarda caso, non se n’è fatto nulla e tutto è rientrato già la mattina della Liberazione.
Il futuro immediato resta confuso, come purtroppo avviene da molto tempo.
In realtà, è precisa la sensazione che al presidente della Regione poco importa della concretezza degli annunci. L’importante è diffondere notizie apparentemente positive e che servano a guadagnargli il favore d’una buona parte dell’opinione pubblica, si diffondano sui social e lascino una sorta di strascico ottimistico. E, naturalmente, comportino il favore e il sostegno di molte categorie economiche, in particolare quelle che, per tutta una serie di motivi, hanno obiettiva difficoltà a riprendere l’attività.
E’ una filosofia della comunicazione quella del nostro verboso governatore? Quasi certamente sì. Toti ha capito, sia pure con una certa rozzezza, che molti fruitori della infinita catena dei social si accontentano del primo flash, soprattutto se, a loro avviso, contiene messaggi positivi e sono meno attenti alla scia delle notizie successive, anche se contraddicono completamente quanto è stato detto poco prima. Per fortuna di Toti, Umberto Eco, che si era reso conto tra i primi dei tranelli del sistema dei social, è morto da alcuni anni. Altrimenti si sarebbe beccato giuste secchiate di acqua gelata.
La realtà è un’altra ancora e va ancora più in avanti. Per un certo periodo della vicenda politica della Regione Liguria, Toti si è trovato di fatto senza avversari che lo mettessero in imbarazzo. Ha avuto la netta sensazione di poter correre da solo, in testa. Al punto tale che ha creduto di poter tagliare i ponti con il suo protettore e benefattore Silvio Berlusconi e puntare a svolgere il ruolo di leader nazionale. Ma il suo “Cambiamo!” a livello nazionale è stato un flop e in Liguria ci sono vaste zone del territorio dove non ha intaccato Forza Italia (l’Imperia di Scajola, la città di Savona, il Tigullio). Vista la mala parata ha capito che doveva abbandonare i sogni romani e tornare a giocarsi il terreno più sicuro, cioè la Liguria. Ma nel frattempo, con il coronavirus, sono emersi molti problemi sulla gestione della Regione che non può essere gestita sul piano operativo e istituzionale solo con flash e spot, oppure con logorroici fiumi di parole.
Toti in questo momento specifico si è riagganciato a trovare la popolarità attraverso i social, trovando anche chi gli fa tutti i giorni zelante eco nel mondo dei media. In particolare si è reso conto che ci sono vaste fasce di operatori economici che sono in forte crisi e che non sanno come sarà la situazione del loro settore e del loro mercato al momento della riapertura.
Per la sanità ha promesso i famosi mille euro, come un dittatore sudamericano, senza riflettere che non disponeva dei fondi. Ha cercato di compiacere il popolo del settore parrucchieri e istituti estetici senza preoccuparsi se erano disponibili garanzie di disinfezione e di prevenzione.
Gli è venuta meno la possibilità del voto frettoloso in luglio per prendere in contropiede la concorrenza. Corre e si affanna. In realtà teme le indagini in corso sulle sue responsabilità, e anzi chiede a gran voce sulle tv nazionali, e sulla sua tv regionale, dove è ospite ormai fisso, lo scudo penale per i responsabili. Ma l'autunno è vicino e potrebbe portare notizie, questa volta non false, ma difficili da digerire per lui.
Forse è stata un presagio quella maglietta lanciata mesi fa con lo slogan "Cambiamo Toti", che siamo certi ha fatto riflettere i cittadini.
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