I vaccini tra speranze e incertezze
di Paolo Lingua
Solo nelle prossime settimane sapremo con certezza come si svolgerà l’arrivo, la conservazione e l’applicazione dei vaccini. La maggioranza della popolazione mondiale non aspetta altro: sia pure tra contraddizioni, frutto di fiducia nel miracolo e di diffidenza preconcetta, i vaccini (usiamo il plurale perché i prodotti sono già cinque, di imprese diverse, per non parlare di quelli che già esistono in Russia e in Cina) possono essere davvero il reale cambiamento dell’attuale situazione che blocca non solo l’economia la la vita di tutti, in tutto il mondo.
Ma, per ora, fermiamoci all’Italia. Sappiamo a livello (quasi) ufficiale che i primi arrivi dovrebbero essere nel nostro Paese dalla seconda metà di gennaio. Va tenuto presente che, dalle informazioni sinora circolate, la Pfizer dovrebbe far arrivare una prima tranche di un milione e settecentomila dosi. Sono quelle destinate a medici, infermieri e operatori sanitari in generale (oltre che a militari e operatori pubblici che operano come ausiliari nel settore). Poi si dovrebbe passare ai cittadini al di sopra degli 80 anni, ovvero le persone più fragili e a rischio, come è dimostrato dagli indici di mortalità. Sempre sulle basi delle comunicazioni diffuse dalla multinazionale farmaceutica, entro la fine del 2021 in Italia dovrebbero arrivare 27 milioni di dosi di vaccino. C’è però una questione complessa da risolvere in tempi stretti. Il vaccino americano-tedesco che, sempre a detta dei produttori, avrebbe una sicura efficacia intorno al 95% delle somministrazioni è di complesso trasporto e conservazione. Infatti va tenuto si numerico sembra essere assicurata, sulla base delle proposte avanzateo all’applicazione diretta a circa 80 gradi sottozero. L’Italia (ma anche tanti altri Paesi) non è in grado per ora di predisporre un sistema e sarebbero stato ordinati – da collocare in tutte le regioni – ben 120 mega frigoriferi adatti all’esigenza.
Come è noto però, al di là di Russia e Cina, il cui prodotto non è tenuto in considerazione per ora nei Paesi occidentali, oltre alla Pfizer ci sono altre quattro offerte, già in considerazione dei vertici europei, tra le quali preme quella del gruppo Moderna degli USA che ha chiesto appunto l’autorizzazione per essere presente in Europa. La società farmaceutica asserisce che il suo prodotto è sicuro al 100 per cento nei casi più gravi e al 94% per le situazioni ordinarie. Moderna si impegna a far avere all’Italia 10 milioni di dosi per la prossima primavera e 30 milioni di dosi ulteriori per il periodo tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022. Proposte simili arrivano con insistenza da altre industrie farmaceutiche.
La quantità di vaccini, per l’Europa e per l’ Italia, sul piano strettamente numerico delle offerte potenziali – tutti però devono passare prima al vaglio della autorità di supervisione europea e nazionale – è altissima. Ma la situazione generale non è semplice. I prodotti, al di à dei problemi di conservazione del caso della Pfizer, sono differenti e hanno persino prezzi diversi. Ci sono quelli che possono essere praticati una volta, altri invece due, a relativamente breve distanza di tempo. Sarà importante e fondamentale, da parte delle nostre autorità scientifiche, illustrare e spiegare con grande chiarezza le differenze a capire se a seconda dei soggetti un prodotto è preferibile a un altro. S’è detto prima che i cittadini navigano,m come è già successo in passato, tra la speranza ottimistica e le incertezze, al di là delle assurde convinzioni dei negazionisti che non vanno prese in considerazione. Ma è necessario che nelle prossime settimane si faccia la massima chiarezza. Il vaccino cambierà la attuale drammatica situazione, anche se ci vorranno mesi per ottenere un risultato pieno, quello che ci riporterà alla vita normale di prima della pandemia. Ma il governo non può permettersi errori e contraddizioni. Ne va del bene comune.
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