I tempi per la ricostruzione del ponte
di Paolo Lingua
Si moltiplicano gli sforzi e l’impegno delle imprese coinvolte nella ricostruzione di quello che fu il Pone Morandi. Nei giorni scorsi, anche in seguito alla pesante ondata di maltempo che ha colpito Genova e la Liguria, c’erano stati, per forza di cose, degli stop ai lavori. Da qui s’era diffuso forse un eccessivo allarmismo su possibili ritardi nel processo di ricostruzione che oggi è stato ridimensionato da un comunicato ufficiale delle imprese impegnate alla ricostruzione, la Salini Impregilo e la Fincantieri Infrastrutture. Le imprese confermano l’impegno per concludere i lavori nel quadro delle previsioni. Ovviamente ci vorrà quello che le due aziende definiscono “sforzo straordinario” delle maestranze che opereranno al massimo del ritmo, anche nei giorni festivi, sia pure in un contesto di massima sicurezza. Il sindaco-commissario straordinario alla ricostruzione del pone, Marco Bucci, ha sempre ribadito, in ogni occasione, di credere (e di volere) il completamento dell’opera entro il 15 aprile dell’anno prossimo. Forse non è facile essere così certi del giorno, ma è ovvio che a Genova si vuole dare un esempio e un segnale del tutto particolare. Data la tragedia imprevista e per molti aspetti assurda, si vuole puntare a una ricostruzione i cui tempi siano un modello per l’avvenire. Sia pure in vicenda, egualmente tragiche, ma differenti, in Italia le ricostruzioni hanno avuto tempi infiniti per mille interventi, mille ricorsi, mille cavilli e per gli interventi, a volte bloccanti della magistratura. A Genova la via del commissariamento straordinario per scavalcare gli eccessi della burocrazia si è dimostrata una scelta efficace, un modello che potrà, in futuro, essere ripetuto e applicato, perché i ritardi di anni e anni sono intollerabili ne creano più danni dei drammi stessi. Su questo istituzioni e imprese stanno facendo squadra e per la verità la città, in tute le sue realtà pubbliche e private, l’ha capito. Oggi chi cercasse di mettersi di mezzo con scuse pretestuose avrebbe contro tutta l’opinione pubblica. Anche sul piano sociale e psicologico, la ricostruzione in tempi stretti va al di là del suo significato materiale: è considerata un segno di ripresa, il vero rialzare la testa il sentiero per decollare verso una ricostruzione più complessa, articolata ed efficace. Quella sorta di “rinascita” di cui Genova e la Liguria hanno urgente bisogno. Le opere portuali, le ferrovie, l’accelerazione del Terzo Valico e il decollo della Gronda (ripetiamo sempre gli stessi argomenti, ma sono quelli determinanti) sono i punti collegati d’un sistema che deve dare la spinta definitiva della ripresa economica. In questo, almeno teoricamente, sindacati, imprenditori e larga parte delle istituzioni politiche (sia di destra, sia di sinistra, con qualche eccezione da parte del M5s) sono d’accordo. Per altre iniziative occorrerebbe pensare a forme, sia pure articolate, di commissariamento straordinario. Insomma ci vorrebbe che la straordinarietà diventasse, per i casi cruciali, una regola a cui ricorrere. Un tema-chiave è dunque la corsa contro il tempo, visto che viviamo in un ‘epoca nella quale la velocità e il cambiamento dettano le regole. Tornando comunque al punto di partenza di questo ragionamento è giusto riflettere che, giunti al completamento dell’opera di ricostruzione, ci vorranno i tempi necessari per i controlli e per i collaudi. In questo specifico caso non ci sono ancora previsioni di tempi e di modi, ma è logico. Il ponte quado sarà ripercorribile con la riunione dell’autostrada? Difficile a dirsi, ma si può credere concretamente che sia possibile entro l’estate. La vicenda sarebbe a questo punto un record, sia pure pagato a un prezzo molto amaro.
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