I sondaggi: quanto contano e quanto durano
di Paolo Lingua
Sulla base di un ultimo sondaggio, sulla base delle reazioni emotive degli ultimi movimenti dei partiti, Giorgia Meloni sfiorerebbe il 17% del consenso. Un esito certamente molto forte e forse legata al fatto che Fratelli d’Italia resta l’unico partito del centrodestra all’opposizione. Un dato che però non vale fine a se stesso, perché il centrodestra potrebbe imporsi alle elezioni sono all’interno d’una colazione di cui farebbero parte la Lega e Forza Italia oltre ai piccoli partiti centristi. E’ il destino – anche a livello internazionale – dell’estrema destra europea: buon risultato da sola ma senza obiettivi di vittoria politica se non nel contesto d’una coalizione con contenuti ideologici e di programma differenziati.
Più interessante e meno schematico quello che riguarda l’area tormentata e in crisi del centrosinistra. Al M5s si attribuisce un indice elettorale del 17,2% del suffragio elettorale mentre al Pd toccherebbe il 16,6%. Il che vuol dire che , alla luce dei progetti lanciati all’opinione pubblica, aggiungendo ai due partiti le quote molto basse dell’estrema sinistra, si avrebbe un complesso di suffragi che si aggira sul 35% o poco più. Il che significa che il centrosinistra, per il momento, sarebbe destinato alla sconfitta elettorale. Il dato che coglie maggiormente di stupore riguarda il Pd che, secondo le precedenti consultazioni, era valutato al di sopra del 20%, anzi qualche punto in più.
E’ probabile che, dal punto di vista emotivo (non sempre valutabile sugli stessi valori, magari tra sei mesi) abbia giocato la sortita dimissionaria di Zingaretti e le reazioni sin troppo vaghe e morbide dei dirigenti d’un partito ormai diviso in numerose tribù ciascuna riferibile a un capetto o gruppi mdi piccoli dirigenti. Ma a volerci fermare ai dati emersi oggi si può considerare, usando la tavola pitagorica, che il centrosinistra, con i voti dei piccoli movimenti estremisti , non supererebbe il 35%, il che vuol dire , in parole povere, che sarebbe destinato alla sconfitta inesorabile alle elezioni – quelle a fisiologia naturale – del 2023. Ma cosa deciderà di fare in quella data Mario Draghi, considerato che bisognerà superare il 2022 quando dovranno svolgersi le elezioni presidenziali? Il futuro della politica italiana non è prevedibile né configurabile sino al 2022, quando dovrebbe essere più chiara la situazione sociosanitaria, nella speranza della fine (o quasi) della pandemia.
Alla situazione dei giorni nostri tutte le previsioni sono ardue, perché ormai si vive con le mutazioni emotive dell’opinione pubblica. Sino alla fine del governo Conte bis, a voler fare un esempio concreto, il Pd era valutato al di sopra del 20% dei suffragi. Le dimissioni di Zingaretti e la emersa fragilità della dirigenza, divisa in mille correnti, hanno provocato un forte crollo della fiducia dell’opinione pubblica: non va dimenticato che una certa frana del consenso era anche stata la conseguenza dell’eccessivo consenso concesso a molte scelte del M5s che in passato non erano mai stata condivise dall’elettorato del Pd: dalle proposte sulla riforma della magistratura sino alle scelte strategiche riguardanti i contenuto del Recovery (che sono ancora da definire da Draghi). Zingaretti aveva fatto larghe concessioni ai grillini e si era battuto per la riconferma di Conte pe un terzo mandato, una linea che adesso non sembra condivisa da molte delle correnti più o meno occulte del Pd.
Una situazione che aumenta la confusione in corso, considerato che nel partito accanto, ovvero il M5s, non si Capisce se si andrà verso un recupero dei dissidenti, contrari al governo Draghi, oppure se si formerà un nuovo partito, ma sono sempre confuse le posizioni dei parlamenti che hanno votato contro Draghi e quelle del leader alternativo per eccellenza Alessandro Di Battista. L’indebolimento della sinistra finirà per favorire la linea di Salvini, a questo punto., nella freddezza distaccata di Draghi. Passeranno non poche settimane per comprendere meglio che cosa potrebbe accadere e quali potranno0 esser le conseguenze in un momento tanto difficile per tutti.
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