I punti interrogativi delle elezioni
di Paolo Lingua
Domenica lunedì si volta per rinnovare un folto gruppo di amministrazioni locali, tra le quali alcune grandi città. Difficile, per non dire impossibile, formulare previsio0ni, perché sempre di più l’elettorato di presenta variegato e volubile, con strappi e contrasti all’interno dei maggiori schieramenti. Alleanza di livello nazionale generale che on sempre, in particolare nei piccoli comuni, sono identificabili e associabili ideologicamente. Occorrerà capire cosa accade nelle grandi città capoluogo per tentare di formulare scelte ideologiche o inclinazioni dell’opinione pubblica. Anche per questo tipo di valutazione occorrerà la massima prudenza, perché è proprio l’opinione pubblica a muoversi rapidamente, spinta dal vento bizzarro dell’emotività o dell’irritazione. D’altro canto sappiamo ormai che i partiti non hanno più una base territoriale solida e partecipe e le variazioni di umore dei social sono quanto di più superficiale e labile si possa immaginare.
A voler entrare nel dettaglio dell’organizzazione die partiti e delle coalizioni, c’è da osservare che dovunque si è accentuato un fenomeno di fragilità e di tenuta ideologica. Per esempio, il centrodestra, che sino a pochi mesi fa sembrava marciare – il più delle volte con successo – sulla base di tre partiti blindati ne solidi nella loro alleanza, sta sbandando. Forza Italia, che è in calo da tempo, sembra sempre più spostata sull’area di centro, con impennate differenti di Berlusconi. C’è poi, con un crescendo stizzito, la tensione tra Fratelli ‘Italia e la Lega, con Salvini che a sua volta sempre all’interno del suo movimento, in continua tensione con l’ala più morbida e filogovernativa guidata dal ministro Giorgetti, nonché dai tre presidenti della Lombardia, del Piemonte e del Friuli: Salvini sembra affatto per una sorta di rivalità con la Meloni della quale teme il sorpasso. Ma questa rivalità tra i due leader allontana sempre di più il centrismo di Forza Italia e dei piccoli partiti dell’area. C’è però il rischio, a questo proposito, che l’elettorato si disorienti e possa muoversi, in particolare trattandosi di elezioni amministrative, in maniera disordinata, considerando infine il fatto che i piccoli comuni non sempre seguono i riferimenti nazionali che invece avviene per i capoluoghi di regione e di provincia.
Con tutte le differenze del caso, una situazione simile si verifica anche nell’area del centrosinistra. Con il passare dei mesi le distanze – tattiche e strategiche – tra i due partiti maggiori, il Pd e il M5s, si sono accentuate, tanto è vero che in quasi tutti i comuni di maggior peso ole candidature si sono divise. Ciascuno, in parole povere, corre per conto suo. Così come , salvo pochi casi, si è consolidato il distacco tra il Pd e Italia Viva, anche perché difficilmente potrebbero stare insieme i renziani e i grillini, da sempre in netto contrasto. ‘è poi il caso di Calenda che non ha fatto accordi né con i renziani né con l’esercito di Letta. In molti casi, in particolare nei maggiori centri, sarà interessante come si muoveranno le agglomerazioni al secondo turno che, salvo eccezioni, sono prevedibili quasi dappertutto. Certo, gli occhi sono puntati su Roma, Milano e Torino, tutti capoluoghi dove si potrà capire il senso degli spostamenti e quali effetti potranno avere oltre che alle prossime amministrative di primavera, anche sul passaggio – delicatissimo e determinante – delle elezioni presidenziali del prossimo febbraio. Ma ormai si naviga a vista. Molte incertezze, per spendere una parole sui fatti di casa nostra, per le elezioni in Liguria dove l’unico punto veramente interessate dal punto di vista politico resta Savona perché è il preludio del voto di primavera quando sarà in campo il comune di Genova. La domanda che resta appesa nell’aria è: continuerà a reggere la leadership del centrodestra travagliato o0 ci sarà una rivincita del centrosinistra a sua volta diviso?
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