I progetti di ripresa economica che Genova si aspetta
di Paolo Lingua
Non ha torto il sindaco di Genova Marco Bucci quando, facendo l’analisi della situazione della città, dice che vorrebbe puntare, recuperando sui finanziamenti del Recovery Fund, su alcuni aspetti concreti e qualificanti, vale a dire scelte precise che abbiano una logica e una connessione e siano lontane dalle “dispersioni” troppo frazionate del passato. Nell’analisi del sindaco, alla vigilia di Natale e andando verso un 2021 che dovrebbe ridimensionare, se non annullare molti aspetti negativi della pandemia, gli obiettivi importanti e qualificanti sono tre. Le infrastrutture, la rigenerazione del centro storico e un impegno per dar vita a una digitalizzazione avanzata, collegata alla produzione industriale.
Per quest’ultimo caso dovrebbe “raggiungere” Genova entro il 2021 il “cavo” con la digitalizzazione che dovrebbe, dalla Sicilia, raggiungere il capoluogo ligure e poi puntare per Milano per arrivare al centro Europa. Sarebbe una realtà di vera trasformazione considerato il vecchio sogno di trent’anni fa che vedeva in Genova una sorta di “Silicon Valley” italiana come centro di trasformazione della vecchia industria tradizionale. Ma ci sono aspettative importanti per il progetto generale che passa sotto la denominazione di “rigenerazione” del centro storico. Per la verità una ventina d’anni fa, tra Regione e Comune, era partito un progetto, sia pure meno ambizioso, di valorizzazione di alcuni settori del centro storico (uno dei più grandi e importanti d’Europa, anche perché Genova fu la prima città a realizzare edifici a molti piani e in muratura, senza mai impiegare il legno o altri materiali deperibili), ma poi il piano operativo s’era fermato alla sistemazione di via Ravecca dei giardini e della zona di Sarzano, con qualche puntata a Santa Brigida.
Il discorso che si presenta ora è più complesso perché riguarda la viabilità, l’impiego di micro-trasporti elettrici per anziani e di una risistemazione, oltre che edilizia, anche commerciale nella rivalutazione ambientalistica. In realtà siamo di fronte a un progetto che è quasi “industriale” perché il Centro Storico0 dovrebbe diventare come una sorta di ideale impresa produttiva e residenziale. Ma il progetto di maggior peso riguarda le grandi opere. Sempre secondo la linea del sindaco Bucci, il progetto maggiore riguarda lo spostamento a mare della diga foranea, una urgenza, come si è detto molte volte, frutto dell’evoluzione della tecnologia e del potenziale di trasporto sia del settore merci, sia di quello passeggeri.
Il piano operativo – lo si è detto più volte – è pronto per il decollo e gode del sostegno di tutti i settori operativi dello scalo. I finanziamenti del Recovery sarebbero una destinazione perfetta, anche perché il potenziamento dei traffici ha una ricaduta europea di grande rilievo e quindi dovrebbe trovare il supporto delle commissioni di Bruxelles che decideranno sul valore delle proposte. L’opera è davvero urgente e quindi – e qui Bucci è più che d’accordo, vista la sua esperienza personale – sarebbe importante poterla gestire con un sistema commissariale come è avvenuto, con grande successo, per la ricostruzione del Ponte San Giorgio. Un regime commissariale porterebbe a scavalcare la inutile burocrazia e tanti stop dovuti a leggi e leggine. Sarà possibile? E’ da augurarselo, anche se, al di là delle lodi sul “modello Genova”, non mancano, sottoterra, molte obiezioni da parte di chi vorrebbe far riprendere un sistema di controlli incrociati, quelli che in passato hanno rinviato le grandi opere per decenni. Sempre nel campo delle infrastrutture si spera nel decollo entro l’anno della ormai “leggendaria “ Gronda di cui si parla dal 1990: la titolare del MIT Paola De Micheli ha adombrato la conclusione dell’opera entro il 2031. Per Bucci occorre metà di quel tempo. Ma ci vorrebbe sempre un sistema commissariale. Forse è il vero sogno per il 2021.
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