I colori delle regioni
di Paolo Lingua
In Liguria c’è chi spera (e sono in molti) di recuperare il colore giallo, se sarà ripristinato, almeno nell’ultima settimana di aprile: Lo sperano ristoratori e baristi, lo sperano i cittadini stufi di vivere d’asporto e di tazzina di carta per bere il caffè in strada. Anche qualche altra Regione spera in un esito simile. Ma tutto è sempre più incerto. E’ un po’ migliorata la distribuzione dei vaccini sul territorio e sono stati istituiti dei centri di vaccinazione di una certa efficienza. Sempre per stare a casa nostra, basta fare l’esempio di San Benigno e della ex Fiera nel Padiglione Blu. E’ fin troppo evidente che se si intensificheranno le vaccinazioni, correttamente distribuite per fasce d’età o di rischi di fragilità, scenderanno gradualmente i contagi, i ricoveri e i decessi. E’ stata la strategia che sta portando sul traguardo delle nazioni vincenti gli Usa la Gran Bretagna e Israele.
L’Europa (e quindi anche l’Italia) hanno esitato e pasticciato troppo nella prima fase della pandemia. Ora siamo alla rincorsa del tempo perduto e in fase di recupero, soprattutto dopo che il timone del governo è passato a Mario Draghi. Ancora oggi il ministro Speranza, che ha sempre puntato sulla politica della prudenza e della severità di comportamenti, ha lasciato aperto qualche barlume di speranza verso una politica di timide e parziali riaperture , anche perché la situazione di tutti i settori terziari più indirettamente “puniti” è molto pesante e non si escludono fallimenti forzati o chiusure, se il territorio resterà in zona rosso o arancione. Nel secondo caso c’è solo la riapertura dei parrucchieri e d’una parte degli esercizi commerciali: il vero punto focale d’una timida ripresa economica è il tornare in “giallo”, colore per il momento abolito. La politica del governo e dei vertici sanitari per la fascia temporale di aprile è semplice ed evidente: intensificare, finalmente, le vaccinazioni e tenere il più possibile la popolazione in casa, evitando ogni forma di assembramento.
L’obiettivo è evitare una certa movimentazione in occasione di festività tradizionali del turismo dall’estero e interno quali il 25 aprile e il primo maggio e puntare a una lenta e misurata ripresa dal 3 maggio in poi, ma sempre con il piede sul freno pronto a scattare con nuovo chiusure. Sinora l’indice di vaccinazione, rispetto alla popolazione, è ancora molto basso. I vaccinato completi (ovvero con la seconda dose) sono poco più del 5% dei cittadini. Chi ha ricevuto una sola dose si aggira su uno scarso 15%. Ma per vedere risultati concreti con un autentico salto di qualità della situazione pandemica generale occorre almeno arrivare a percentuali vicine al 50%, vale a dire circa 30 milioni di italiani. Sul piano obiettivo, pur sperando in un netto miglioramento della situazione generale, non sarà facile arrivare a questo traguardo per la fine di giugno, vista la situazione attuale e le non poche incertezze sull’arrivo di vaccini in numero adeguato.
E qui il problema generale si fa più complicato perché, in particolare sul piano economico, si stanno “caricando” le aspettative per una ripresa in estate del flusso turistico che consentirebbe a molti operatori del settore turistico (alberghi e centri di accoglienza, ristoranti, bar, pizzerie, ecc.) di rialzare la testa, facendo crescere anche l’occupazione. Ma accanto ai vantaggi ci sono anche i rischi e l’esperienza dell’estate scorsa è stata decisamente negativa sotto tutti gli aspetti. L’ombra della prudenza quindi aleggia anche sulle riaperture estive. Ma, al tempo stesso, gli operatori del settore chiedono una programmazione chiara perché, senza alcun dubbio, hanno vito pesantemente danneggiata la loro attività con la politica delle chiusure e delle riaperture (parziali) annunciate all’ultimo momento. La guerra alla pandemia è certamente l’obiettivo più importante e tutto deve essere sacrificato a questo fine, ma è indubbio che non si può neppure mette un Paese in ginocchio per troppo tempo, alterando un sistema economico che ha delle eccellenze e dei settori consolidati. In questo procedere il governo di Mario Draghi si giocherà il prestigio e la reputazione.
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