Ha un senso l’eventuale (e complicato) trasferimento del Gaslini?
di Paolo Lingua
Negli anni Trenta l’ospedale pediatrico “Gaslini” venne studiato, progettato e realizzato in una posizione urbanistica, ma anche strategica ed estetica che sfiorava la perfezione. Anche dal punto di vista paesistico, se così si può dire, il “Gaslini” ha rappresentato una eccellenza, una realtà che, sia pure con tutte le evoluzioni degli ultimi ottant’anni, è ancora un fiore all’occhiello di Genova. Quando, alla fine del 2020, ci furono traumatici cambi di vertice nell’istituto (nel contesto di scelte assai discutibili e che provocarono dubbi e irritazioni anche ai vertici ecclesiastici, dall’ex arcivescovo il cardinale Angelo Bagnasco sino all’attuale metropolita monsignor Marco Tasca), emerse la voce, assolutamente imprevista, d’un possibile trasferimento della sede. Poi, gli stessi nuovi vertici smentirono la prospettiva adombrata di una nuova collocazione in Val Polcevera nell’area ex Mira Lanza. E della questione non si parlò più. Invece ora lo stesso presidente Edoardo Garrone ha precisato che di possibili trasferimenti si parlerà, anche per mettere a punto una decisione strategica, dopo le riunioni del consiglio d’amministrazione entro la fine di maggio. In parole povere, entro quindici giorni.
Quello che non si è compreso, considerate le sibilline dichiarazioni di Garrone, è se davvero esiste una ipotesi del genere, oppure se, invece, si chiuderà la questione in via definitiva. E’ indubbio che la nuova gestione del Gaslini appare per ora enigmatica: nulla da dire se ci saranno investimenti, potenziamenti, ristrutturazioni interne e progetti strategici di crescita. Sono tutti aspetti positivi. Il “Gaslini”, inaugurato nel maggio del 1938, ha avuto, soprattutto dopo la morte del fondatore Gerolamo Gaslini, un periodo di alti e bassi, da cui si era poi usciti con la direzione generale di Paolo Petralia, durata oltre dieci anni. In Italia sono sorti altri istituti pediatrici tra cui, in particolare, il “Bambino Gesù” di Roma. Ma il “Gaslini” aveva tenuto banco per quel che riguardava la leadership nel settore con una forte attrazione di potenziali clienti non sono in Italia ma anche all’estero. Poi è emersa la “voce” d’un possibile trasferimento dalla sede di Quarto: una voce che non avere termini precisi di fondamento.
Una ipotesi di business immobiliare? Oppure una sorta di fantasia politica? La presidenza della fondazione Gaslini, per il testamento del fondatore Gerolamo Gaslini, dipende dalla Curia Arcivescovile, il cui titolare è presidente per diritto (a imitazione del Galliera, a sua volta frutto d’una donazione privata). Ci sono forti dubbi che possa dire di sì allo spostamento dell’ospedale che ha esigenze del tutto particolari, per il tipo di terapie e di piccoli ricoverati e che ancora recentemente ha messo a punto strutture recettive per i parenti dei bambini in terapia. Un’operazione di identificazione d’una ipotetica nuova location appare estremamente complessa e darebbe luogo a non poche opposizioni in un mare di polemiche e avrebbe contro anche tutto il personale, sia medico-sanitario oltre che amministrativo, ma che non troverebbe neppure il favore – opzione tutt’altro che trascurabile - dei potenziali fruitori del ricovero e delle terapie. E allora? C’è dietro l’ancora l’ipotesi d’un grosso affare immobiliare? Oppure, più semplicemente, Edoardo Garrone ha voluto chiudere definitivamente voci e pettegolezzi sulla questione? Potrebbe essere probabile, sentito il consiglio d’amministrazione e valutate le possibilità. I dubbi sulla possibilità d’uno sposamento, sia pure in città, restato e ben saldi. Oltre al fatto che occorrerebbe capire dove e come spostare una realtà complessa come il “Gaslini” e in che tempi e con quali costi (da addebitare a chi?). C’è dunque da augurarsi che alla fine dei conti vinca il buon senso e la valutazione della realtà.
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