Gudmunsson incanta, Retegui fa tremare, Ekuban ormai è un "inkuban"
di Gessi Adamoli
4 min, 33 sec
Appena terminata la partita e in attesa di collegarmi con Beppe Nuti ed i suoi ospiti per Stadio Goal, le decine di tifosi del Genoa che, all'esterno dello stadio Ferraris, mi sfilavano accanto ripetevano tutti la stessa litania: “Basta Ekuban!”. E purtroppo anche l'attaccante, che ha avrà pur giocato 83 partite partite nel campionato turco segnando 20 gol ma ha limiti tecnici impressionanti, si è ormai convinto di non essere adeguato alla Serie A. Demoralizzato e sfiduciato ha rinunciato anche a rincorrere gli avversari e fare pressing ovvero l'unica cosa per cui poteva in qualche modo essere utile alla squadra. La sua prestazione è stata impalpabile anche per quanto riguarda l'impegno ed è così venuta meno anche l'abusata retorica che comunque “è uno che suda la maglia”. L'immagine della resa all'ennesimo passaggio sbagliato, uno facile facile verso Gudmundsson: ha allargato sconsolato le braccia. Come a dire, soprattutto a se stesso: “Non ne sto azzeccando una”.
Di fatto il Genoa ha giocato in dieci tutto il secondo tempo e ha finito per soffrire il tentativo di rimonta della Salerntitana. Così di fronte ad un primo tempo perfetto c'è stata una ripresa imperfetta, ma il pareggio sarebbe stata un premio eccessivo per la squadra di Inzaghi. Dia nel recupero si è divorato un gol fatto, la sua posizione sarebbe però stata comunque da rivedere al Var (Frendrup poteva forse tenerlo in gioco ma si parla di centimetri). E sono arrivati tre punti fondamentali certamente per l'autostima ma soprattutto per la classifica
La faccia di Ramon Turone, a fine partita fuori dalla stadio Ferraris nel collegamento con Stadio Goal, valeva più di qualunque commento. Alla gente, addetti ai lavori compresi, è rimasto impresso il secondo tempo “da inkuban”, ma è anche vero che quei favolosi primi quarantacinque minuti hanno confermato tutte le potenzialità del Genoa quando può giocare al completo. E fondamentale sono i due giocatori che la squadra rossoblù non si può permettere di passare a nessun avversario: Gudmundsson (almeno sino a quando non sarà recuperato Messias) e Retegui. Insostituibili!
Gilardino è stato a lungo indeciso se far giocare il centravanti argentino oppure tenerlo ancora precauzionalmente a riposo. Ha fatto bene o ha fatto male a rischiarlo? Ovviamente il via libera è arrivato col consenso non solo dei medici ma anche della società, trattandosi di un investimento economico importante. E' vero che ancora un turno di riposo gli avrebbe sicuramente giovato, ma è altrettanto vero che senza Retegui in campo il Genoa la partita non l'avrebbe vinta e questi tre punti erano di fondamentale importanza. Non ha partecipato all'azione del gol (passaggio in verticale di Malinovsky e magia di Gudmundsson), ma la sua presenza in campo ha dato forza, morale e convinzione alla squadra. Gli ha permesso di credere che quella era una partita che si poteva, si doveva vincere. Retegui ha tenuto palla, ha fatto salire la squadra e si è anche prodotto in un numero di altissima scuola. Un tiro che è partito secco e rapido come una frustata, Ochoa è riuscito a toccare la palla con la punta delle dita mandandola sul palo. Il portiere messicano, che lo scorso era stato protagonista di una stagione straordinaria ma che quest'anno sembrava essersi dimenticato di come si fa a parare, aveva sfoderato già un primo miracolo dopo appena due minuti sul colpo di testa a botta sicura di Dragusin. E subito dopo c'era stato il palo di Badelj.
Insomma, una partenza sprint da parte di una squadra estremamente convinta della proprie possibilità. Non altrettanto si può dire del Genoa del secondo tempo che, una volta che verificato che ogni volta che arrivava davanti la palla irrimediabilmente tornava indietro, istintivamente ha arretrato il baricentro a difesa del preziosissimo gol di Gudmundsson.
Nella ripresa, senza Retegui, è stato tutto un altro Genoa. Nei prossimi giorni si capirà se potrà giocare a Cagliari. Solo un problema psicologico dopo un infortunio (a Udine) che avrebbe potuto essere molto più serio? Normale che avesse un po' di preoccupazione. Dopo ogni contrasto si toccava il ginocchio e quella vistosa fasciatura, stile anni 70, era un modo per cercargli di dare un po' più sicurezza. Una sorta di coperta di Linus.
Retegui e Gudmundsson sono una coppia splendidamente assortita che possono davvero portare in alto il Genoa. Col folletto islandese nell'immaginario collettivo, a sessant'anni di distanza, il leggendario Gigi Meroni ha trovato il suo erede in maglia rossoblù.
Il rientro di Badelj è stato eccellente e non c'è stato alcun calo di ritmo. Se tutti si muovono e si propongono per il regista diventa tutto più semplice e la palla gira veloce. In difesa solite straordinarie prestazioni di Dragusin (nemmeno un'ammonizione in questo avvio di stagione a conferma del suo strapotere fisico) e Vasquez. E Vogliacco al 91' è entrato alla grande. Concentrato, determinato. E' andato a proporsi in sovrapposizione sulla destra ed è perfino andato a pressare il portiere.
Ora la Coppa Italia. E sarebbe sciocco interpretarla come un obbligo fastidioso. Può essere invece un'opportunità, nonostante una formula al solito penalizzante verso i club di fascia medio-bassa. Se infatti mercoledì il Genoa dovesse eliminare la Reggiana, poi dovrebbe vedersela con la Lazio e successivamente la Roma (partite di sola andata all'Olimpico). Prima di un'eventuale semifinale (andata e ritorno) con Juventus o Napoli.
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