Solido, determinato, concreto: il Genoa ha il Dna del Gila
di Gessi Adamoli
Molto bene Pinamonti che segna e gioca con e per la squadra
Solido, determinato, concreto. A Monza il Genoa conferma di avere il Dna di Gilardino. Quello che gli aveva permesso di ottenere la promozione in serie A al primo colpo (only one year) e di essere la scorsa stagione la migliore neopromossa dei cinque maggiori campionati europei. Gilardino è un punto di riferimento per la squadra, ma anche per una tifoseria disorientata da un’estate di cessioni eccellenti. Ha rifiutato la panchina della Fiorentina, la squadra dove aveva raggiunto il top della sua carriera di giocatore. L’ha fatto nel suo stile, senza ostentazione per andare a prendersi facili medaglie. E se proprio certe cessioni erano inevitabili, quanto meno i sostituti doveva sceglierli lui. La partita di Monza ha confermato che ancora una volta ha avuto ragione. Pinamonti al di là del gol, uno splendido gol, ha lavorato tanto con e per la squadra. Gollini, dopo l’eccellente partita con l’Inter, ha ribadito di essere un portiere affidabile. E, in occasione del gol annullato, aveva compiuto un autentico miracolo sul colpo di testa di Petagna. Proprio il gol annullato ha anche confermato come la contraerea rossoblù abbia qualche problema (troppe le reti subite di testa) e l’infortunio di Bani toglierà centimetri al reparto arretrato genoano.
Un altro punto di riferimento è il presidente Zangrillo (prezioso nel tenere i rapporti in Lega ma anche come garante della tifoseria) il cui silenzio di questi ultimi mesi vale più di qualsiasi parola.
Nonostante le partenze di Martinez, Retegui e Gudmundsson, il Genoa è una squadra competitiva anche perché affidata ad un allenatore che sa tirare fuori il meglio dal gruppo che gli è stato affidato. Non solo temperamento ed uno spogliatoio granitico, ma anche organizzazione di gioco. Il Genoa in questo senso aveva già fatto il salto di qualità nel girone di ritorno dello scorso campionato. Dopo aver preso dimestichezza con la categoria e rinsaldato la propria autostima (l’esordio con la Fiorentina era stato choccante), il Genoa non si era limitato a non far giocare ma era cresciuto partita dopo partita, cercando di imporre il proprio gioco. Tanto che al termine dell’ultima partita col Bologna, il commento unanime era stato: “Ci stavamo proprio divertendo, peccato sia finito il campionato”. Certamente dell’infornata dei campionati del mondo 2006, Gilardino è il numero uno come risultati e qualità di gioco. Non ce ne vogliano i vari Nesta, Grosso, Cannavaro, De Rossi e Pirlo.
Insomma, ci sono le premesse che in questa stagione 2024-25 il Genoa faccia divertire i suoi tifosi come lo aveva fatto in quella precedente. E il futuro? “Domani è un altro giorno” come disse Rossella O’Hara in “Via col vento”. Intanto l’amministratore delegato Blazquez si è finalmente deciso a raccontare ai tifosi una realtà meno edulcorata rispetto a quella che aveva provato a propinare per tutta l’estate: “A-Cap (il lender del Footbal Group ovvero la società che ha finanziato gli investimenti) ha voluto fare più controlli su tutti i club, compreso il Genoa. Ha fatto verifiche sui nostri budget, basati sul piano concordato con l’Agenzia dell’Entrate e su tutti gli investimenti principali comprese le operazioni di mercato. Il leader A-Cap ha ovviamente chiesto a 777 di cercare di contenere le spese non essenziali, quindi sono stati abbassati i costi di gruppo (scouting, dati, commerciale, marketing) dando più autonomia ad ogni club”.
L’errore di Blazquez era stato quello di non ammettere, prima di quest’estate di lacrime e sangue, le difficoltà dei 777. Ha sottovalutato la maturità del popolo genoano. Una tifoseria che quando gli si dicono le cose come realmente stanno sa capire e che, come ha dimostrato ripetutamente negli anni, nei momenti di difficoltà è ancora più vicino alla squadra.
Di sicuro si dovrà essere sempre eternamente grati ai 777 per aver messo fine alla gestione Preziosi, elaborato un piano serio e articolato per la ristrutturazione del debito e ridato entusiasmo e orgoglio esaltando il senso di appartenenza ad una tifoseria che in questi due anni ha anche vissuto un importante ricambio generazionale.
Ora, però, si gioca un’altra partita. E la si può vincere solo con la trasparenza.
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