Genoa, il 2025 è l'ennesimo anno zero e Sucu è il Melchiorre rossoblu
di Gessi Adamoli
2 min, 40 sec
L'imprenditore rumeno ha salvato la società, verrà giudicato senza pregiudizi anacronistici e senza facili entusiasmi
Il Melchiorre rossoblù, il re magio che all’Epifania si presentò alla grotta di Betlemme portando in dono l’oro, arriva da Bucarest. Si chiama Dan Sucu e senza il suo apporto il club più antico d’Italia non sarebbe riuscito a terminare la stagione. Quale sarà il futuro del Genoa made in Romania lo scopriremo strada facendo, accostandoci a questo nuovo corso senza pregiudizi anacronistici ma anche senza quei facili entusiasmi che troppo spesso sono stati disillusi. Lasciamolo lavorare, in Romania tutte le aziende di Sucu sono in attivo. Insomma, per quanto riguarda gli affari e tutt’altro che uno sprovveduto. Ed è anche un grande appassionato di calcio.
Il 2024 è stato uno degli anni più complicati nella storia del vecchio Grifone. Sino a giugno i tifosi avevano il cuore nelle rose, forti di un undicesimo posto, che ha rappresentato il miglior piazzamento di una neopromossa nei cinque campionati europei più importanti, e di una società che gestiva brillantemente, all’americana, comunicazione e marketing. Poi lo tsunami. Le disavventure dei 777 sono ormai note a tutti e non è il caso di ritornarci sopra. Fortunatamente dalla Romania è arrivato questo salvagente al quale aggrapparsi. Razvan Rat, l’ex giocatore della nazionale rumena (113 presenze) che è stato il collegamento tra Sucu e l’ad rossoblù Blazquez, in una recente intervista ha usato un termine forte parlando della situazione del Genoa: sopravvivenza.
In uno scenario societario così ad alto rischio le vicende del campo passano in secondo piano, con questi chiari di luna il quart’ultimo posto vale come vincere lo scudetto. Ecco perché le critiche dopo lo zero a zero di Lecce risultano incomprensibili. “Turiamoci il naso e votiamo Dc”, scrisse lndro Montanelli. Ecco: turiamoci il naso e prendiamoci questo zero a zero utilissimo per la classifica. Il Genoa non gioca bene? E chi se ne frega, con tutto quello che è capitato in questi ultimi mesi l’unica cosa che conta è salvare la categoria.
Vieira ha ottenuto 10 punti in 7 partite con una media di 1,42 a partita che significherebbe una proiezione di 54 punti nelle 38 partite di un campionato. Due vittorie, quattro pareggi ed una sola sconfitta nella partita, quella contro il Napoli, in cui paradossalmente nel secondo tempo il Genoa ha fatto vedere il miglior calcio della stagione. E Leali ha fatto quattro clean sheet.
Insomma, un ruolino di marcia eccellente. Eppure c’è chi non è soddisfatto “perché il Genoa non gioca bene”. Ma Viera è nato in a Dakar, in Senegal, non a Betlemme: per i miracoli occorre rivolgersi a qualcun altro. E poi se cambiando allenatore il prodotto, ovvero la qualità del gioco, è rimasto lo stesso non sarebbe il caso di domandarsi se per caso il problema non sia chi siede in panchina ma eventualmente le caratteristiche dei giocatori che compongono la rosa.
Il 2025 è l’ennesimo anno zero per il Genoa. A Sucu, che era a Lecce e domenica col Parma debutterà a Marassi, non si chiede la luna, ma un progetto solido e continuità di risultati.
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