Green Deal, Uggè (FAI Conftrasporto): “Bene la neutralità tecnologica, già segnalata nel 2024"

di R.S.

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"Si corregge una scelta ideologica che, se portata avanti, avrebbe penalizzato interi settori produttivi senza offrire soluzioni realistiche e sostenibili"

Green Deal, Uggè (FAI Conftrasporto): “Bene la neutralità tecnologica, già segnalata nel 2024"

La revisione del Green Deal da parte dell’Unione europea e il riconoscimento della neutralità tecnologica rappresentano «un segnale positivo e un cambio di rotta atteso», secondo Paolo Uggè, presidente di FAI Conftrasporto.

«Si corregge una scelta ideologica e sbilanciata che, se portata avanti, avrebbe penalizzato interi settori produttivi senza offrire soluzioni realistiche e sostenibili», spiega Uggè, ricordando come la Federazione Autotrasportatori Italiani avesse già nel 2024 denunciato gli effetti distorti di una transizione ecologica basata su divieti e imposizioni tecnologiche.

Già durante le elezioni europee di giugno 2024, la FAI aveva richiamato l’attenzione sul rischio di una transizione costruita su una “cultura a senso unico”, incapace di coniugare tutela ambientale, competitività e sostenibilità economica delle imprese. In quell’occasione la Federazione aveva invitato operatori del trasporto e della logistica a sostenere candidati e forze politiche impegnati a difendere il principio della neutralità tecnologica.

«Oggi l’Unione europea sembra riconoscere che la neutralità tecnologica deve diventare il pilastro delle politiche di riduzione delle emissioni e di tutela ambientale», sottolinea Uggè. «È l’unica strada per una transizione credibile, graduale e socialmente sostenibile, in grado di conciliare ambiente, lavoro e competitività».

FAI Conftrasporto rivendica di aver sollevato per prima il tema, «quando non era comodo farlo», contribuendo a un dibattito che oggi trova un primo riscontro nelle scelte comunitarie. «Se Bruxelles torna sui suoi passi – conclude Uggè – è anche perché è emersa la necessità di superare un approccio ideologico e costruire politiche europee più aderenti alla realtà dei sistemi produttivi».

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