Governo, tutte le contraddizioni della crisi
di Paolo Lingua
Non è ancora chiaro se l’attuale crisi di governo, voluta caparbiamente e presuntuosamente da Matteo Renzi, alla ricerca di attenzione mediatica e di spazi politici (ma ne esistono?), alla fine si ricomporrà in una trattativa tra il parlamento e le segreterie dei partiti, oppure imploderà nella impossibilità di trovare una solida maggioranza. E, allora, si dovrà per forza di cose andare alle elezioni in primavera, nel breve spazio che precederà il semestre bianco? Un sito che, però, nessuno dei protagonisti della contesa politica di questi giorni vorrebbe e vuole. E’ più che evidente che l’esito delle elezioni - che sarebbero obbligatoriamente condizionate dal taglio dei parlamentari (scelta demagogica e suicida) e dalla vecchia legge elettorale – provocherebbe il massacro di molti partiti. E allora? Non resta che osservare, mestamente, che la corsa verso il suicidio sembra essere un destino irrevocabile.
Eppure tutti i partiti sembrano intenzionati a tirare la corda nella speranza che i contendenti cedano pur di evitare le urne. Tutta questa malinconica sceneggiata avviene mentre sull’Italia (e su tutto il mondo) incombe l’intensificarsi della pandemia che richiederebbe strategie da parte dell’esecutivo e non annunci contraddittori e confuse politiche sulle vaccinazioni. Non è ancora chiaro quello che accadrà in Parlamento e come si comporterà Giuseppe Conte: ha detto il premier che non intende più trattare con Renzi. Ma allora quale sarà l’alleanza con la quale impostare un dialogo. Ma, soprattutto, su quali “numeri” intende contare? E’ possibile un accordo con Renzi per un appoggio esterno? Ma è un percorso possibile e logico? Non sempre praticabile il percorso del governo tecnico (in passato esperimenti simili sono sempre falliti miseramente), anche perché il centrodestra, sia pure con sfumature diverse, non intende arrivare a un super-compromesso ma punta semmai alle elezioni, visto che i sondaggi danno la coalizione in netta maggioranza.
Le elezioni sarebbero un disastro per il centrosinistra perché soltanto il Pd potrebbe crescere (ma alle spalle degli alleati) mentre si avrebbe un crollo dei grillini e la quasi scomparsa di Leu e di Italia Viva. Renzi infatti non sembra aver assolutamente scosso a proprio favore l’opinione pubblica. Il che rende dubbiosi tutti gli osservatori che si chiedono perché il leader di Italia Viva abbia puntato alla rottura, in particolare dopo che Conte aveva ceduto a larga parte delle sue richieste sui contenuti del Recovery Fund. Tra l’altro Renzi ha confermato il suo voto favorevole sia sul Recovery sia sulla legge di bilancio. E allora? Sarà possibile una ricucitura tra i vecchi alleati? E il Pd, che potenzialmente nel caso di voto sarebbe il partito leader, abbandonerebbe la posizione passiva e compromissoria per imporre le sue scelte che non sono omologhe a quelle del M5s che é il partito che teme più di tutti il ricorso al voto perché perderebbe l’attuale leadership nel Parlamento, nonostante qualche defezione?
Sul piano dei contenuti operativi del Recovery e in particolare del Mes (mai preso in considerazione da Conte per non urtare i grillini) il Pd in sostanza ha coinciso con la linea di Renzi, senza arrivare alle dimissioni dei ministri e al rischio della crisi, ma è indubbio che non regge più la tattica di subire il M5s, partito spaccato e diviso strategicamente tra le sue varie correnti, con Beppe Grillo che invoca, contro ogni sua vecchia impostazione, una sorta di governo di unità nazionale. Ecco un altro elemento di confusione. A questo punto, mentre si annunciano, per i prossimi giorni e per i prossimi mesi, provvedimenti di nuove e più severe restrizioni e si cerca di coordinare la distribuzione dei vaccini, la sorte del governo resta in bilico con una infinità di possibili esiti tutti in contraddizione tra di loro. Come diceva un famoso letterato in punto di morte: “Sto per entrare nel gran forse”.
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