Gilardino supera l'esame Thiago Motta. Ora il mercato da vivere senza isterismi

di Gessi Adamoli

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Gilardino supera l'esame Thiago Motta. Ora il mercato da vivere senza isterismi
Anche se qualcuno si ostina a cercare a tutti i costi il pelo nell’uovo, Gilardino ha superato a pieni voti anche l’esame Thiago Motta ovvero l’allenatore emergente che più sta lasciando il segno in questa stagione. Per quelli che “è acerbo” e “non è ancora pronto per la serie A”, il consiglio è di rivedersi il primo tempo che il Genoa ha giocato a Bologna: perfetto. Semplicemente perfetto. Per come ha interpretato la partita con coraggio e personalità, ma anche per organizzazione. In campo le distanze erano quelle giuste, ogni giocatore sapeva esattamente cosa fare e le linee di passaggio erano sistematicamente chiuse. Così il possesso palla del Bologna (65 per cento) è risultato inevitabilmente sterile.
 
Il gol di Gudmundsson è stato il premio di una prestazione importante. Una rete che ha ricordato quella (ahinoi) segnata da Gabbiadini a Perin in un derby. Perché quelle punizioni laterali calciate tese in mezzo, diventano micidiali se nessuno le intercetta e finiscono la loro corsa nello specchio della porta. La punizione l’aveva conquistata Messias, schierato da Gilardino terzino sinistro. Una mossa che ha spiazzato Motta che da quella parte aveva messo Posch, bravo ad attaccare ma non a difendere. E se Messias è stato attento e diligente su Orsolini, quando ha potuto ripartire ha fatto a fette il malcapitato Posch. Dribbling a rientrare e voilà l’austriaco veniva regolarmente saltato.
 
Gudmundsson è stato il migliore in campo. In tanti romanticamente lo avvicinano a Meroni, ma ricorda molto di più un’altra ala venuta come lui dal freddo: lo svedese Kurt Hamrin detto “uccellino”. Per la cronaca in serie A segnò 191 gol ed è il nono marcatore di tutti i tempi.
 
Altro grande protagonista è stato Martinez. Da questa rubrica, anche quando in molti avanzano perplessità, l’abbiamo sempre sostenuto: per modo di interpretare il gioco e struttura fisica è un portiere di dimensione europea.
 
Il pareggio di Bologna vale oro anche se chiaramente rimane l’amaro in bocca per aver subito il gol del pareggio al quinto minuto di recupero. Purtroppo il secondo tempo non è stato all’altezza del primo. Il Bologna ha preso sempre più campo, costringendo il Genoa a schiacciarsi dietro. La differenza l’hanno fatta i cambi. Quelli del Bologna hanno dato alla squadra una marcia in più permettendo di tenere i ritmi sempre più alti. Quelli di Gilardino, che aveva la panchina cortissima a causa dell’influenza che ha decimato la squadra, non hanno portato beneficio alcuno. Anzi. Vedi Retegui...
 
Il suo impatto col calcio italiano era stato devastante, ma dopo l’infortunio di Udine è iniziato un calvario di cui non si vede la fine. È l’ombra di se stesso, un giocatore in piena crisi psicofisica. A Bologna non ha tenuto un pallone. È quando il terminale offensivo non riesce a difendere la palla, permettendo alla squadra di salire e alla difesa di tirare il fiato, fatalmente gli avversari ti schiacciano nella tua area di rigore. Gli altri cambi sono stati Haps per un esausto per Messias e Maturro per l’acciaccato Vasquez. Haps, nel mischione che ha portato al gol del Bologna, ha pensato bene di lasciarsi cadere a terra dopo un corpo a corpo con De Silvestri reclamando un fallo che non c’era. Ma sono altre le occasioni in cui l’arbitro Colombo (quello dell’assist al Bari nella partita di Pisa) non ha convinto. Ci sono infatti molti dubbi sul corner che ha propiziato il pareggio e probabilmente c’era anche un fallo su Martinez, al quale è stato impedito di saltare e ha potuto solo dare un pugnetto alla palla mandandola in calcio d’angolo. Ma è stata tutta la direzione di gara di Colombo che nel complesso non è piaciuta a cominciare dall’ammonizione a Vasquez dopo appena 35 minuti per aver tardato una rimessa laterale. Per non parlare della punizione (inventata) che ha portato al gol di Calafiori annullato per fuorigioco. Un arbitraggio così casalingo da essere imbarazzante, sembrava di essere tornati negli anni 70.
 
Il Genoa vira a 21 punti, certamente col rammarico di qualche punto perso per strada ma tutti alla vigilia ci avrebbero messo la firma (la scorsa stagione c’è stato chi punti ne ha fatti 19 in tutto il campionato). Il margine sulla zona rossa è di sicurezza ed il rigore che Henry in Inter-Verona ha mandato sul palo è stato un bel regalo delle Befana. I tifosi genoani che hanno seguito la diretta avranno avuto un sussulto sul divano nel sentire Marcolini su Dazn sostenere che rigori vanno tirati con maggiore cattiveria. Proprio lui che nello spareggio di Firenze col Padova lo calciò senza rincorsa, condannando il Genoa alla retrocessione.
 
E ora il mercato. Va seguito con attenzione ma senza isterismi. I 777 si sono guadagnati con i fatti credibilità e stima e non la metteranno certo a repentaglio. Un sacrificio potrebbe essere necessario, ma è importante che il tesoretto venga reinvestito per generare un ulteriore tesoretto. È solo così che si può arrivare alla tanta agognata autosostenibilità.
 
E per capire le prospettive di un giocatore occorrono tanta pazienza e tempo. Prendiamo Calafiori. “Sembra Nesta!”, ha esclamato un mio amico vedendolo giocare venerdì sera. Nel Genoa due stagioni fa invece sembrava uno zombie, collezionò solo tre spezzoni di partita per 80 minuti complessivi. E quello stesso anno Dragusin fu mandato via dalla Sampdoria a gennaio e non brillò nemmeno a Salerno. Ora vale 30 milioni.