Investì un pedone in autostrada, la Cassazione assolve l'automobilista
di Redazione
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"Anche rispettando i limiti, non poteva prevedere di trovarsi una persona in mezzo alla carreggiata"
Una sentenza che farà discutere quella emessa dalla Corte di Cassazione che ha confermato l'assoluzione dall'accusa di omicidio colposo di un automobilista che, mentre percorreva nel cuore della notte l'autostrada A26, investì una donna che stava camminando nel mezzo della carreggiata. La donna, in stato d'ebrezza, aveva litigato con il marito ed era scesa dall'auto, incamminandosi lungo l'autostrada, prima di essere travolta e uccisa.
I giudici della Suprema Corte hanno quindi sentenziato che la possibilità di trovarsi davanti un pedone, nel bel mezzo dell'autostrada, è un fatto imprevedibile per un automobilista e che, se questi viaggia rispettando i limiti di velocità, non si può pretendere che questi guidi con un'attenzione "spinta al punto da scandagliare ogni angolo del tratto percorso, alla verifica della eventuale presenza di pedoni, sulla cui assenza egli ha invece motivo di fare pieno affidamento".
L'assoluzione, insomma, è arrivata perché l'automobilista "procedeva ad una velocità pure rispettosa dei limiti cinetici in vigore nel tratto autostradale, ma in concreto tale da non consentirgli di arrestare l'auto entro il campo di visibilità delimitato dalla profondità dei fari anabbaglianti".
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