Genova, tassa imbarchi: no di armatori e terminal al tavolo con Comune “Non saremo esattori”. Rixi:“Tasse così spostano il traffico”

di Carlotta Nicoletti

Le principali associazioni dello shipping italiano non parteciperanno al tavolo tecnico convocato dal Comune di Genova sull’introduzione di una addizionale comunale ai diritti di imbarco. Assarmatori, Assagenti, CLIA, Confindustria Genova–Sezione Terminal Operators e Confitarma hanno comunicato la loro indisponibilità, criticando l’impostazione del confronto.

Associazioni – Le organizzazioni di settore spiegano che il dialogo potrà riaprirsi solo quando verterà “sul merito delle scelte, sulle criticità e sulle possibili alternative”, non sulle sole modalità applicative, come invece dedotto dalla comunicazione di Palazzo Tursi. Le compagnie, sottolineano, “non possono essere considerate meramente come esattori per conto del Comune”, anche perché l’area rientra nella giurisdizione dell’Autorità di Sistema Portuale. "Chiediamo che l’Amministrazione comunale non assuma atti formali senza ulteriori confronti di merito", hanno concluso.

 

 

Competenza – Le sigle ribadiscono che i diritti di imbarco ricadono su un bene demaniale e che ogni nuova imposizione fiscale rischia di incidere sulla competitività degli scali liguri.

Il viceministro Edoardo Rixi – Critico anche il viceministro alle Infrastrutture Edoardo Rixi, che ha ricordato i rischi di misure fiscali analoghe, durante il primo rifornimento GNL nel porto di Genova effettuato da GNV: «Ho sconsigliato l’addizionale al centrodestra e lo faccio anche  con il centrosinistra. Le tasse che creano barriere di mercato spostano i traffici», ha dichiarato.

Rixi ha richiamato l’esperienza della tassa di stazionamento dell’era Monti, quando “tutti gli yacht passarono dalla Liguria alla Francia”: «Non vorrei che domani spostassimo i traghetti da Genova a Savona o Livorno, o le crociere da Genova alla Spezia. Ogni scelta che crea disequilibri in un’economia aperta va gestita con cautela», ha aggiunto.

Prospettive – A preoccupare sono soprattutto gli effetti sugli imbarchi: una quota cruciale dell’economia portuale fatta di servizi, rifornimenti, trasporti e indotto locale. Le associazioni chiedono quindi un confronto orientato a valutare impatti reali e soluzioni alternative.

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