Genova, presunto carico di armi in porto, sindacati minacciano sciopero: "No al coinvolgimento nei conflitti in Medio Oriente”
di Redazione
Piacenza ai portuali in presidio: "Arma è cannone Oto Melara per nave Fincantieri che si trova in cantiere di Abu Dhabi"
Presunto carico di armi pronto a salpare dal porto di Genova. È questa la denuncia lanciata oggi dai sindacati Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti, che chiedono chiarimenti immediati alle autorità competenti sulla presenza di materiale bellico all’interno del terminal GMT, destinato – secondo quanto riferito – all’imbarco su una nave cargo della compagnia saudita Bahri. Questa mattina, alle 8, si è tenuto un presidio dei lavoratori portuali davanti ai cancelli del terminal, in segno di protesta e preoccupazione per la possibile destinazione del carico.
Allarme su armi dirette in Medio Oriente - Al centro della contestazione c’è la nave Bahri Yanbu, proveniente da Dundalk, negli Stati Uniti, e attraccata questa mattina nel porto genovese. Secondo quanto appreso dai sindacati, oltre a forniture militari già a bordo, la nave dovrebbe caricare a Genova ulteriore materiale militare prodotto in Italia, in particolare da Leonardo, azienda italiana leader nel settore della difesa. Il timore dei sindacati è che questo carico sia destinato ad aree del Medio Oriente attualmente teatro di crisi umanitarie, come la Striscia di Gaza, dove da mesi si combatte un conflitto devastante. In una nota congiunta, Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti dichiarano: “Chiediamo urgentemente di avere tutte le notizie necessarie in merito. Se confermato che queste armi sono destinate a zone colpite da guerre e massacri, metteremo in atto tutte le iniziative necessarie, incluso lo sciopero e il blocco delle operazioni sulla nave interessata”.
Richiesta di chiarezza alle autorità - I sindacati hanno indirizzato le richieste di chiarimento alla Prefettura, alla Capitaneria di Porto e all’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, chiedendo trasparenza sulla natura e sulla destinazione del materiale pronto all’imbarco. Il caso riaccende il dibattito sulle operazioni militari che transitano nei porti italiani, e in particolare sul ruolo logistico del porto di Genova nei traffici internazionali di armamenti.
Il precedente della Bahri - Non è la prima volta che la compagnia Bahri, controllata dal governo saudita, è al centro delle proteste sindacali e sociali in Europa. Negli ultimi anni, navi della stessa compagnia sono state bloccate in vari scali europei – tra cui Le Havre e Bilbao – per presunti carichi militari destinati alla guerra in Yemen.
La spiegazione del segretario generale Piacenza: - E' un cannone prodotto dalla Oto Melara e destinato a una nave Fincantieri che si trova nel cantiere di Abu Dhabi l'armamento fotografato dai portuali del Calp nei giorni scorsi al terminal Gmt del porto di Genova. A spiegarlo ai lavoratori e agli studenti di Cambiare Rotta in presidio davanti a palazzo San Giorgio è stato il segretario generale dell'autorità portuale Paolo Piacenza, dopo un confronto con le prefetture di Genova e della Spezia.
"Dall'autorità portuale abbiamo ricevuto rassicurazioni circa il fatto che questo carico non violi la legge 185/90 e non sia destinato a un Paese impegnato direttamente in un conflitto bellico - spiega il portavoce del Calp e sindacalista Usb José Nivoi - ma nello stesso tempo abbiamo fatto richiesta di un osservatorio sugli armamenti che coinvolga tutte le istituzioni che hanno competenza in materia in modo da poter avere informazioni tempestive e puntuali ogni volta che vengano segnalati carichi sospetti nel porto di Genova ed evitare il rimpallo di responsabilità a cui abbiamo assistito negli anni scorsi". Da parte dell'autorità portuale "abbiamo trovato oggi una maggiore volontà di dialogo rispetto al passato" aggiunge Nivoi.
Il segretario ha raccolto la proposta dei portuali che dovrà essere comunicata e vagliata dagli altri soggetti, come capitaneria, prefettura e Comune di Genova. Lo stesso Comune di Genova aveva incontrato il Calp alcuni giorni fa condividendo le loro preoccupazioni e votando poi a maggioranza in consiglio una mozione che contiene tra l'altro la richiesta di sospendere immediatamente ogni forma di cooperazione istituzionale, militare e di ricerca tra il Comune di Genova e lo Stato di Israele e di riconoscere lo stato di Palestina. Parallelamente in Prefettura è stata ricevuta una delegazione dei sindacati confederali (Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti) che a loro volta ieri avevano chiesto chiarimenti urgenti sul carico minacciando il blocco dell'attività se fosse emerso che era destinato - avevano spiegato in una nota - al massacro del popolo palestinese.
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