Genova, Pippo Civati presenta Possibile nella lista Pd: "Salis? Freschezza e discontinuità dalla nostra parte"

di Riccardo Olivieri

4 min, 7 sec

Sul referendum: "Prima volta da anni che si parla di immigrazione e lavoro per ridare diritti". Durissimo il giudizio sul centrodestra che chiede di non votare: "Per loro è tipico, quando governano poi di solito non fanno più le elezioni"

Genova, Pippo Civati presenta Possibile nella lista Pd: "Salis? Freschezza e discontinuità dalla nostra parte"

Scherza sul fatto che sul simbolo del Pd la parola "Possibile" è scritta "veramente in piccolo ma i candidati sono talmente bravi che si faranno valere lo stesso": Giuseppe "Pippo" Civati, fondatore del partito, è arrivato a Genova insieme alla segretaria Francesca Druetti per lanciare la corsa dei due candidati in Consiglio Comunale Silvia Cavanna e Matteo Bonanno e quelli dei Municipi Lorenzo Cavana, Giovanni Martino, Daniela Mura, Aretha Scagliola e Claudia Moreni. Possibile dal 2022 a oggi ha sempre presentato i suoi candidati all'interno delle liste di Alleanza Verdi e Sinistra ma in questa tornata elettorale si sono collocati insieme al Psi all'interno della lista del Partito Democratico, "non lo so perché" glissa Civati. "Speriamo di eleggerli entrambi in Consiglio comunale e di spingere le candidature nei municipi - dichiara -. La nostra presenza a Genova c’è sempre, sono molto affezionato a questa città per tante ragioni personali e culturali e spero che finalmente torni ad essere amministrata dal centrosinistra". Sul duello tra la candidata del centrosinistra Silvia Salis e quello del centrodestra Pietro Piciocchi, Civati non ha dubbi: "La freschezza e la discontinuità sono tutte dalla nostra parte, spero davvero che ci sia una vittoria al primo turno che apra una stagione nuova, per progettare una Genova che esce da una fase oscura, con prospettiva sul futuro".

Referendum - Per Civati il Pd ha un sapore amarcord: fece parte del Partito Democratico dalla sua fondazione nel 2007 fino all'uscita nel 2015, in contrasto con le politiche di Renzi che riguardavano anche il Jobs Act, riforma tornata al centro del dibattito politico per i quattro quesiti dei referendum dell'8 e 9 giugno che vorrebbero cancellare alcuni dei cambiamenti introdotti (abbiamo spiegato QUI i quattro quesiti sul lavoro e il quinto sulla cittadinanza). "Fummo in due con un genovese, il sindaco di Bogliasco Luca Pastorino, a votare contro in aula e fummo presi a male parole - racconta -. Adesso il Pd ha un po' cambiato posizione, non del tutto perché c’è una componente sostanziosa che continua a difendere il Jobs Act (si riferisce alle dichiarazioni di Giorgio Gori, Lorenzo Guerini, Marianna Madia, Pina Picierno, Lia Quartapelle e Filippo Sensi - ala riformista del partito - che hanno annunciato di non voler votare tre quesiti, ndr). Per rispondere alle persone e non a vecchi colleghi e vecchi amici, il punto è politico. La destra è dappertutto: c’è Trump, deportazioni, concentrazioni miliardarie che decidono della nostra vita, una cappa molto pesante sulla libertà d’espressione. Si va a votare l’8 e il 9 di giugno, gli argomenti sono clamorosi perché riguardano la vita dei cosiddetti stranieri ma che in realtà sono italianissimi, e i lavoratori. È la prima volta dopo trent’anni, da quando ho memoria, che si parla di immigrazione di lavoro e si vota non per togliere diritti o per gridare a un’emergenza ma per provare a costruire più garanzie, tutele e anche più razionalità nel percorso di queste persone, di chi lavora e sceglie, non come noi che siamo nati qui, di vivere in questo Paese e vuole farlo con i diritti e le garanzie che abbiamo anche noi".

Destra - La destra invece è compatta sul non voto, richiamato in primis dal ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani (Forza Italia) e dal presidente del Senato Ignazio La Russa, figura di spicco di Fratelli d'Italia. Il giudizio di Civati è durissmo: "Per loro è tipico, quando governano poi di solito non fanno più le elezioni, è questo il loro retaggio. Soprattutto questo nostalgico del fascismo che si chiama Ignazio La Russa che fa il presidente del Senato ed è stato il primo ad uscire dicendo che farà campagna porta a porta, immagino il vocione arrivare in tutti i citofoni, per dire di non andare a votare". Secondo Civati "la democrazia vive della partecipazione delle persone" ma "troppo spesso ci sono cinismo, fastidio e indifferenza da parte di chi ha fatto politica e di chi la fa ancora. Questa è un’occasione buona perché le persone si ricordino che è un momento importante. È a rischio la democrazia, non è solo una parte politica che ci preoccupa ma l’atteggiamento generale verso la pratica democratica".

Sinistra - Il referendum può ricompattare la sinistra sui temi del lavoro o rischia di creare spaccature? "Secondo me dipende da cosa intendiamo per sinistra - chiosa Civati -. La sinistra deve recuperare il rapporto con i lavoratori, con i sindacati, anche con maggiore coraggio. Per esempio si è parlato della scomparsa del Papa degli ultimi ma degli ultimi non parla mai nessuno. Ci voleva il Papa ed è un po’ una delusione per chi come me è laico pensare che la sinistra non rappresenti più chi fatica, chi fa lavori umili, chi vede una discontinuità di reddito. Dovremmo rappresentare quelle persone lì".

Per restare sempre aggiornati sulle principali notizie sulla Liguria seguiteci sul canale Telenord, su Whatsapp, su Instagramsu Youtube e su Facebook.