A Genova arriva la "Carovana del sì" ai 5 referendum dell'8 e 9 giugno su cittadinanza e lavoro
di Riccardo Olivieri
L'obiettivo è quello di presentare a tutti i 5 quesiti. Quattro riguardano il lavoro: dallo stop ai licenziamenti illegittimi a maggiori tutele e sicurezza per lavoratori e imprese

La Carovana per la cittadinanza fa tappa a Genova per promuovere il sì ai cinque quesiti referendari che l'8 e 9 giugno verranno ai presentati ai cittadini di tutt'Italia. In piazza De Ferrari si sono radunate un centinaio di persone per "sottolineare la necessità di assumere una posizione diversa rispetto ad una trasformazione della nostra società" dichiara SiMohamed Kaabour, consigliere comunale del Pd, uno dei protagonisti locali della promozione del sì. L'iniziativa in Liguria è stata presentata da Cgil, Arci, Conngi, Dalla parte giusta della storia, Idem Network, Italiani senza cittadinanza, Nuovi Profili, Amici della Tanzania, Cocima.
La scelta dell'8 e 9 giugno, ovvero il weekend che coincide con il secondo turno elettorale (quello dedicato ai ballottaggi, che peraltro la maggioranza di governo vorrebbe eliminare: ne abbiamo parlato qui), non scoraggia i promotori dell'iniziativa: "Avevamo fatto una richiesta di buon senso - dichiara Igor Magni, segretario generale della Camera del lavoro di Genova -. Se si vogliono affermare dei principi di responsabilità si sarebbe fatto coincidere il voto col primo turno (25 e 26 maggio, quello delle elezioni a Genova ndr) ma siamo fiduciosi".
Andiamo a presentare i cinque quesiti che troveremo sulla scheda elettorale.
1. Stop ai licenziamenti illegittimi - Quesito: «Volete voi l’abrogazione del d.lgs. 4 marzo 2015, n. 23, recante “Disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, in attuazione della legge 10 dicembre 2014, n. 183” nella sua interezza?»
Con questo quesito si chiede l'abrogazione di una norma inserita nel Jobs Act che disciplina i licenziamenti per tutti coloro che sono stati assunti dal 7 marzo 2015 in poi (ad oggi parliamo di circa 3 milioni e 500mila lavoratori secondo i dati forniti dalla Cgil). Con questa regola "un giudice anche se riconosce che un licenziamento non era motivato non può dare la reintegra del posto di lavoro", spiega Magni, "ma solo stabilire dei risarcimenti". Abrogare questa norma significherebbe quindi dare uno stop ai licenziamenti privi di giusta causa (frutto soprattutto di una casistica che vedremo nel prossimo quesito) e aiutare i lavoratori licenziati ingiustamente a reinserirsi nel circuito lavorativo.
2. Più tutele per le lavoratrici e i lavoratori delle piccole imprese - Quesito: «Volete voi l’abrogazione dell’articolo 8 della legge 15 luglio 1966, n. 604, recante “Norme sui licenziamenti individuali”, come sostituito dall’art. 2, comma 3, della legge 11 maggio 1990, n. 108, limitatamente alle parole: “compreso tra un”, alle parole “ed un massimo di 6” e alle parole “La misura massima della predetta indennità può essere maggiorata fino a 10 mensilità per il prestatore di lavoro con anzianità superiore ai dieci anni e fino a 14 mensilità per il prestatore di lavoro con anzianità superiore ai venti anni, se dipendenti da datore di lavoro che occupa più di quindici prestatori di lavoro.”?»
Questo quesito riprende il precedente: le aziende con massimo 15 dipendenti infatti sono tenute a risarcire i dipendenti licenziati ingiustamente per un massimo di 6 mensilità. Secondo Magni proprio a causa della norma vigente "spesso accade che i datori di lavoro mettano in atto dei licenziamenti pretestuosi". Ad oggi i dipendenti che lavorano per imprese con massimo 15 dipendenti sono circa 3 milioni e 700mila (nuovamente dati forniti dalla Cgil). Votando sì si ottiene la cancellazione di questo tetto e sarà quindi il giudice a stabilire il numero di mensilità che l'azienda deve risarcire a seconda della casistica.
3. Riduzione del lavoro precario - Quesito: «Volete voi l’abrogazione dell’articolo 19 del d.lgs. 15 giugno 2015, n. 81 recante “Disciplina organica dei contratti di lavoro e revisione della normativa in tema di mansioni, a norma dell’articolo 1, comma 7, della legge 10 dicembre 2014, n. 183”, comma 1, limitatamente alle parole “non superiore a dodici mesi. Il contratto può avere una durata superiore, ma comunque”, alle parole “in presenza di almeno una delle seguenti condizioni”, alle parole “in assenza delle previsioni di cui alla lettera a), nei contratti collettivi applicati in azienda, e comunque entro il 31 dicembre 2025, per esigenze di natura tecnica, organizzativa e produttiva individuate dalle parti;” e alle parole “b bis)”; comma 1 -bis , limitatamente alle parole “di durata superiore a dodici mesi” e alle parole “dalla data di superamento del termine di dodici mesi”; comma 4, limitatamente alle parole “,in caso di rinnovo,” e alle parole “solo quando il termine complessivo eccede i dodici mesi”; articolo 21, comma 01, limitatamente alle parole “liberamente nei primi dodici mesi e, successivamente,”?»
Il terzo quesito vuole tentare di limitare il precariato, che oggi coinvolge 2 milioni e 300mila lavoratori (dati Cgil). In particolare ad oggi le aziende possono offrire contratti a tempo determinato fino a 12 mesi senza una ragione che giustifichi la natura temporanea del rapporto. Sempre secondo Magni, questo aspetto " mette tantissimi lavoratori nelle condizioni di non poter chiedere il passaggio ad un contratto a tempo indeterminato rispetto alla successione di questi contratti".
4. Più sicurezza sul lavoro, in particolare negli appalti - Quesito: «Volete voi l’abrogazione dell’art. 26, comma 4, del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, recante “Attuazione dell’articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro” come modificato dall’art. 16 del decreto legislativo 3 agosto 2009 n. 106, dall’art. 32 del decreto legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito con modifiche dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, nonché dall’art. 13 del decreto legge 21 ottobre 2021, n. 146, convertito con modifiche dalla legge 17 dicembre 2021, n. 215, limitatamente alle parole “Le disposizioni del presente comma non si applicano ai danni conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici.”?»
I dati sulla sicurezza sul lavoro sono impetosi: i morti annuali si aggirano attorno ai mille (quasi tre al giorno) e le denunce di infortuni sono circa 500mila. Una delle categorie più a rischio è quella dei lavoratori delle aziende in appalto, di cui spesso vengono denunciate carenze a livello di sicurezza. Votando sì a questa norma si va ad estendere la responsabilità degli infortuni anche all'impresa appaltante, ad oggi ostacolata dalle norme vigenti: l'obiettivo è quello di aumentare i controlli.
5. Più integrazione con la cittadinanza italiana - Quesito: «Volete voi abrogare l'articolo 9, comma 1, lettera b), limitatamente alle parole “adottato da cittadino italiano” e “successivamente alla adozione”; nonché la lettera f), recante la seguente disposizione: “f) allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica.”, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza”?»
Con questo quesito si vuole andare ad abrogare la norma inserita nel 1992 con cui si sono innalzati i requisiti per poter richiedere la cittadinanza italiana: votando sì le tempistiche legate alla residenza legale ininterrotta in Italia per i cittadini maggiorenni dopo cui è possibile richiedere il passaporto italiano si abbasserebbero da 10 a 5 anni. Gli altri requisiti ad oggi vigenti (conoscenza della lingua, possesso di un reddito, pagamento delle tasse e l'essere incensurati, oltre al non rappresentare un pericolo per la sicurezza della Repubblica) non vengono invece modificati.
"Si tratta di dare un sì ad una legge che riconosca come italiani e italiane i cittadini che nascono e crescono in questo Paese - dichiara Kaabour -. Le difficoltà sono varie: chi nasce in questo Paese deve aspettare il 18esimo anno d'età pr avere la cittadinanza, significa che questa persona è esclusa da una serie di diritti. Senza cittadinanza molte persone che vengono formate in questo Paese non hanno poi la possibilità di spendere professionalmente quella formazione. Credo - conclude - che sia un danno erariale e una scelta sbagliata del Governo e del Paese".
Per restare sempre aggiornati sulle principali notizie sulla Liguria seguiteci anche su Whatsapp, su Instagram, su Youtube e su Facebook.
Condividi:
Altre notizie

Genova, Robot Valley 2025: intelligenza artificiale e robotica nell’arte a Villa Bombrini
10/04/2025
di Anna Li Vigni

A Scignoria! l'evoluzione della musica ligure con l'intelligenza artificiale
10/04/2025
di Gilberto Volpara

Alta pressione sull’intera Liguria, cielo sereno e clima stabile da Ponente a Levante
10/04/2025
di red. tel