Operazione antiterrorismo a Genova, 14 arresti: "Tra due mesi compriamo armi per la nostra cellula"

di Edoardo Cozza

Inchiesta, in Italia e all'estero, coordinata dalla Dda su una cellula pachistana che fa capo al "Gruppo Gabar": ne fa parte chi attaccò nel 2020 Charlie Hebdo

Blitz antiterrorismo della Polizia di Stato nei confronti di una cellula composta da cittadini pachistani che operava sia in Italia che in altri paesi europei e collegata ad un network più ampio chiamato 'Gruppo Gabar', a sua volta legato a Zaheer Hassan Mahmoud, il 27enne che a settembre del 2020 attaccò la ex sede del giornale satirico Charlie Hebdo a Parigi, ferendo a colpi di mannaia due persone. Sono complessivamente 14 le misure cautelari emesse dal Gip di Genova ed eseguite sia in Italia sia all'estero. L'accusa nei loro confronti è di associazione con finalità di terrorismo internazionale. Nell'operazione sono coinvolte anche le Digos di Reggio Emilia, Firenze, Treviso e Brindisi e, all'esecuzione delle misure all'estero, per le quali sono state diramate le ricerche in ambito europeo, stanno concorrendo la Comisarìa General de Informacìon spagnola e l'antiterrorismo francese con il coordinamento dell'E.C.T.C. - European Counter Terrorism Center di Europol

L'indagine è stata coordinata dalla Dda di Genova e svolta dalla Digos e dall'Antiterrorismo, con il coinvolgimento degli uffici antiterrorismo di Spagna e Francia coordinati dall'European counter terrorismo centre di Europol. Indagini che hanno consentito di accertare l'esistenza della cellula, operativa in diverse province italiane e in alcuni paesi Europei, riconducibile ad un gruppo più ampio composto sempre da pachistani, tutti contatti di Zaheer Hassan Mahmoud. Quest'ultimo, il 25 settembre del 2020, si presentò con una mannaia in mano davanti all'edificio che aveva ospitato Charlie Hebdo fino all'attentato del gennaio 2015 in cui morirono 12 persone: dopo l'arresto disse agli investigatori di voler punire il giornale satirico per la nuova pubblicazione delle caricature di Maometto, senza però sapere che la redazione aveva traslocato. Dall'attentato del 2015, infatti, la sede di Charlie è in un luogo segreto e protetto. Quella mattina di settembre 2020 Mahmoud ferì dunque un uomo di 36 anni e una donna di 28, due dipendenti di un'agenzia stampa che aveva la sede nel palazzo e che erano scesi a fumare una sigaretta.

La cellula terroristica pakistana individuata dagli investigatori era pronta a comprare armi e stava reclutando sodali in Italia: "Tra due mesi compriamo
armi", si dicono il capo della cellula italiana e il "maestro", pachistano di 33 anni. E, ancora, "ora bisogna andare in ogni città e trovare quelle 10 persone che mi servono.., più saremo, meglio è…..", si dicono mentre cercano un posto dove stare: "fammi lavorare due mesi, e poi troviamo una nostra "Tana" e
facciamo il gruppo Gabar qui in Italia".

Due mesi prima dell'attentato sotto l'ex sede del giornale satirico Charlie Hebdo a Parigi, alcuni degli arrestati dalla Dda di Genova si erano fatti una foto sotto la Torre Eiffel insieme all'attentatore e l'avevano pubblicata sui social con la didascalia "abbiate un po' di pazienza…ci vediamo sui campi di battaglia".

Il leader della cellula pakistana sgominata dalla Digos genovese e dall'Antiterrorismo aveva ottenuto lo status di rifugiato in Italia nel 2015. "Si tratta di una delle operazioni - ha sottolineato Diego Parente capo della Direzione centrale polizia di prevenzione - contro il radicalismo islamico tra le più importanti in Italia. Ha una dimensione europea".