Genova, operai della metro senza stipendio da agosto: Fillea Cgil proclama lo stato di agitazione. Assessore Ferrante: "Inviata diffida formale"
di Stefano Rissetto
Pezzoli, segretario generale Fillea Cgil Genova: "Abbiamo chiesto alla ditta di saldare immediatamente tutte le spettanze, ma finora non si è mosso nulla"
Da agosto senza stipendio: è questa la condizione in cui si trovano i venti lavoratori edili impiegati nel cantiere della Metropolitana di Genova. La denuncia arriva dalla Fillea Cgil, che ha proclamato ufficialmente lo stato di agitazione del personale.
"Ancora una volta siamo costretti a denunciare una situazione vergognosa che coinvolge 20 lavoratori ai quali, da agosto, non vengono pagati gli stipendi" – afferma Federico Pezzoli, segretario generale della Fillea Cgil Genova – "Abbiamo chiesto alla ditta di saldare immediatamente tutte le spettanze, ma finora non si è mosso nulla".
Il sindacato dei lavoratori edili chiederà anche un incontro urgente con l’assessore comunale ai Lavori Pubblici, Massimo Ferrante, per chiarire il futuro del cantiere e delle maestranze coinvolte. "Vogliamo sapere cosa succederà ai lavoratori e pretendiamo l’applicazione della clausola sociale a loro tutela", conclude Pezzoli.
L'assessore comunale ai lavori pubblici Massimo Ferrante osserva: "In merito alla situazione dei venti lavoratori edili impegnati nel cantiere per il prolungamento della linea metropolitana di Genova, Brin Canepari e Brignole-Martinez, che non ricevono lo stipendio dallo scorso agosto, desidero intanto esprimere tutta la mia vicinanza ai dipendenti coinvolti e alle loro famiglie. Mi sono attivato immediatamente e proprio ieri è stata inviata una diffida formale alla ditta incaricata dei lavori, sollecitando l’impresa a provvedere al pagamento delle spettanze dovute entro 15 giorni. È doveroso ricordare che il Comune aveva già deciso di recedere dal contratto con l’impresa esecutrice, una scelta maturata di fronte a criticità del cantiere ormai insostenibili, con i lavori fermi da oltre un anno. Una decisione difficile, ma necessaria, che oggi assume anche un significato ulteriore sul piano occupazionale. Il nostro impegno resta quello di garantire la ripresa dei lavori in condizioni di maggiore affidabilità e, soprattutto, di tutelare chi ha lavorato con professionalità e dedizione e che ha diritto a ricevere quanto gli spetta".
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