Genova, morta dopo lite col compagno: ipotesi di brutale pestaggio prima della caduta
di R.C.
Potrebbe essere stata vittima di un brutale pestaggio la donna di 30 anni morta nella notte tra domenica e lunedì dopo essere precipitata dal sesto piano di un palazzo di Genova. È quanto emerge dai primi risultati dell’autopsia eseguita ieri dal medico legale Davide Bedocchi, che ha riscontrato numerose fratture non rilevate nel primo esame effettuato sul luogo dell’incidente.
La dinamica dell’accaduto è ancora al vaglio degli inquirenti della squadra mobile, coordinati dal pubblico ministero Giuseppe Longo. Inizialmente, i soccorritori avevano riscontrato solo una frattura alla gamba e una alle costole. Ma il quadro clinico delineato dall’autopsia apre ora scenari ben più inquietanti: gli investigatori non escludono a priori l'ipotesi che la donna possa essere stata picchiata con estrema violenza prima della caduta dalla balaustra.
Il compagno, presente in casa al momento della tragedia, è stato ascoltato dagli investigatori. Le indagini proseguono per chiarire se si sia trattato di un gesto estremo compiuto in seguito alla lite o di un caso di violenza culminato in un omicidio.
Il medico legale ha chiesto un approfondimento tramite le analisi istologiche. Analisi che serviranno a datare quelle fratture e capire se siano la conseguenza della caduta dalla tromba delle scale o se siano precedenti. I risultati verranno poi incrociati con quanto emergerà dagli interrogatori dei testimoni. Una vicina, sentita lunedì, ha raccontato di avere sentito prima delle urla provenire dalla casa e poi dei rumori di mobili spostati. Poi la lite sarebbe proseguita sul pianerottolo e infine avrebbe sentito un urlo e un tonfo sordo. In casa, in quel momento, oltre alla donna e al compagno., c'erano anche la sorella dell'uomo, il marito e il figlio. Nelle prossime ore gli inquirenti proveranno a sentirli per capire cosa sia successo in quella casa. Il compagno (difeso dagli avvocati Chiara Mariani e Luca Barontini) è indagato per omicidio preterintenzionale. La madre della donna morta ha raccontato che i due litigavano spesso proprio perché la cognata e la sua famiglia si erano installati in quella casa, messa a disposizione dal Comune per le famiglie in emergenza abitativa, senza avere detto nulla ai servizi sociali. Inoltre, la donna sarebbe stata l'unica a portare i soldi in casa con il suo lavoro di badante.
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