Genova, la diocesi promuove il tavolo di confronto sulla pace a 80 anni dalla fine della guerra
di R
Secondo don Gianfranco Calabrese quello dell'8 maggio "è un anniversario da ricordare: non solo per fare memoria ma per imparare a vivere da quelle macerie"
A ottant’anni dalla resa incondizionata della Germania nazista, che l’8 maggio 1945 segnò la fine della Seconda guerra mondiale in Europa, la memoria di quell’evento rischia di affievolirsi proprio mentre il mondo si confronta con nuove tensioni e conflitti. Don Gianfranco Calabrese avverte: “La guerra non è una cosa passata”, e invita a non dimenticare il valore educativo e civile della pace: da qui la proposta concreta di istituire un “tavolo della pace” tra Chiesa, istituzioni e società civile. L’obiettivo è coinvolgere scuola, famiglia, volontariato, giornalismo e professioni in un’azione diffusa per educare alla pace e alla comprensione dell’altro. "Non si tratta solo di fare memoria - spiega -, ma da quelle macerie dobbiamo imparare a vivere oggi".
Resa e ricordo – Quella firma, apposta il giorno dopo il suicidio di Hitler e il crollo definitivo del Terzo Reich, sanciva la fine del conflitto: 54 milioni di vittime nel mondo, 40 solo nel Vecchio Continente. Fu la chiusura di un capitolo di indicibili atrocità, che Papa Pio XII definì come “un inferno in cui chiunque nutre nel cuore sentimenti di umanità non potrà mai avere più ardente brama che di chiudere per sempre le porte”.
Ambiguità attuale – Oggi “siamo ambigui di fronte alla guerra mondiale a pezzi”, si legge nel volantino distribuito dalla diocesi, che continua a mietere vittime. La pace "sembra trasformarsi da principio irrinunciabile (“mai più la guerra!“) ad appoggio malfermo da sostituire con un (apparentemente) più comodo ricorso alla forza".
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