Genova, ieri sera al Duse prima nazionale de "Il cacciatore di nazisti" con Remo Girone: "Non dimenticare mai"

di Redazione

Giorgio Gallione dirige il drammatico monologo ispirato alla figura di Simon Wiesenthal, ingegnere ebreo che cercò vendetta negli ultimi 60 anni della sua vita

Una vita passata a cercare vendetta. Questa è la storia di Simon Wiesenthal, il protagonista del drammatico monologo "Il cacciatore di nazisti", scritto e diretto da Giorgio Gallione e andato in scena ieri sera al teatro Duse in prima nazionale, dopo l'anteprima estiva al Campania Teatro Festival. Una produzione assai significativa quella del Teatro Nazionale di Genova in collaborazione con Ginevra Media Production, con un convincente Remo Girone protagonista del monologo.

"Il nostro errore fu quello di pensare che il popolo di Goethe e di Schiller mai avrebbe potuto credere a Hitler": questa una delle frasi più lapidarie dell'ingegnere austriaco, dal quale nello spettacolo si attinge direttamente per quanto concerne i suoi scritti e le sue memorie. Gallione racconta l'incredibile storia di quest'ebreo che, sopravvissuto a cinque lager nazisti, dedicò il resto della sua esistenza a dare la caccia ai responsabili dell'Olocausto. La scenografia curata da Guido Fiorato presenta uno spazio affollato da pile di schedari, che archiviano 22.500 nomi di SS, e si ispira al Centro di documentazione ebraica fondato da Simon Wiesenthal a Vienna, mentre il fondale è invece una collezione macabra di occhi che fissano il tutto impotenti.

Nel 2003, nel giorno del suo addio al lavoro, il cacciatore di nazisti si rivolge al pubblico, ripercorrendo gli episodi emblematici di ben 58 anni trascorsi a inseguire coloro che pianificarono la morte di più di 11 milioni di persone, tra cui 6 milioni di ebrei. L'ex prigioniero numero 127371, scomparso nel 2005, è riuscito a consegnare alla giustizia in quasi 6 decenni circa 1.100 criminali nazisti. Il testo è una narrazione dura e forte della barbarie nazista: Girone, esperto attore nato ad Asmara nel 1948, alterna le sue riflessioni a letture di lettere e documenti, da Anna Frank alla giovane cronista di Vilnius le cui ultime parole affidate a un diario chiudono lo spettacolo: "Non dimenticatemi mai. Mi fido di voi". Accompagnato da una colonna sonora di Paolo Silvestri, lo spettacolo è non soltanto una drammatica e coinvolgente riflessione storica su uno dei momenti più tragici della storia dell'umanità, ma anche un invito a non abbassare la guardia e a vegliare sugli allarmanti segnali di risveglio di un neonazismo mai davvero debellato totalmente nel Vecchio Continente.