Genova, falsa aggressione fascista: la presunta vittima dovrà rispondere di simulazione di reato

di Redazione

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L'indagato potrebbe chiedere la "messa alla prova" per evitare il processo, probabilmente con rito immediato

Genova, falsa aggressione fascista: la presunta vittima dovrà rispondere di simulazione di reato

La Procura di Genova ha concluso l’inchiesta sul presunto attacco di matrice fascista denunciato ad aprile da un esponente Fillea-Cgil, oggi sospeso dal sindacato. L’episodio, rivelatosi infondato, ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati proprio della presunta vittima, Fabiano Mura, oggi accusato di aver simulato un reato. L’accusa, se confermata, comporta una pena detentiva che va da uno a tre anni.

I tempi - L'indagato avrà ora a disposizione venti giorni per decidere se rendere nuove dichiarazioni davanti al pubblico ministero Federico Manotti, che lo aveva già ascoltato il 24 aprile, poco prima di procedere all’indagine formale dopo alcune sue parziali ammissioni. A quel punto, il pm potrebbe optare per il giudizio immediato. Una possibile via d’uscita per l’indagato potrebbe essere la richiesta della "messa alla prova", una misura alternativa che prevede lo svolgimento di attività socialmente utili e che può portare, in caso di esito positivo, alla cancellazione del reato.

Le cose che non tornavano -  Inscenata proprio nell'imminenza del 25 aprile, la vicenda aveva suscitato clamore e provocato una manifestazione a Sestri Ponente di tutte le forze di sinistra, alla presenza di parlamentari, consiglieri regionali e comunali e dell'allora candidata e futura sindaca Silvia Salis. Ma da subito, agli occhi degli investigatori della Digos, troppe cose non tornavano nel racconto di Mura che aveva detto di essere stato seguito, mentre viaggiava sulla sua vettura su cui erano stati apposti volantini, da un’auto sospetta, dalla quale sarebbero scese due persone che lo avrebbero insultato, aggredito e colpito dopo aver fatto il saluto romano. Ma l'esame delle telecamere della zona chiariva il bluff: Mura non era uscito da solo e nemmeno all’orario indicato, e non risultava alcuna traccia dei volantini. Infine la sua auto era rimasta ferma sotto casa all'ora in cui si sarebbe svolta l'aggressione. In ospedale, inoltre, non erano stati riscontrati segni compatibili con un’aggressione, anche se i medici gli avevano comunque rilasciato una prognosi di cinque giorni. Messo alle strette, Mura aveva infine ammesso davanti al magistrato che l’aggressione non era mai avvenuta e aveva ritirato la denuncia.

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