Genova, donna lanciata dalla finestra: il marito confessò, chiesti 24 anni per omicidio
di Emilie Lara Mougenot
Dopo un anno di versioni contraddittorie, l’uomo ha ammesso di aver nascosto il corpo e inscenato un suicidio

Sharmin Sultana è precipitata dal quarto piano di un palazzo a Genova all’alba del 7 marzo 2023. Per mesi si è parlato di suicidio, poi di incidente domestico. Durante l'ultima udienza, il marito Ahmed Mustak ha confessato di aver occultato il cadavere della moglie per ore prima di gettarlo dalla finestra, inscenando una messinscena per depistare le indagini. La procura ha chiesto per lui 24 anni di carcere con l’accusa di omicidio volontario.
Confessione shock – “Ha battuto la testa, era già morta, poi l’ho gettata”: così Mustak aveva ricostruito in aula i momenti successivi al litigio fatale con la moglie. Secondo il suo racconto, la sera del 6 marzo 2023, la coppia avrebbe avuto una violenta discussione sfociata in un contatto fisico. La donna avrebbe colpito il marito con un calcio e lui, reagendo, le avrebbe tirato le gambe. Sharmin sarebbe così caduta all’indietro, battendo la testa contro un mobile. “Non respirava, aveva gli occhi aperti”, ha detto Mustak in aula.
Le ore dopo la morte – Anziché chiamare i soccorsi, l’uomo avrebbe trascorso circa 20 minuti a ripulire il sangue dalla cucina, con i figli presenti in casa. “Alle 21 non avevano ancora mangiato, così ho cucinato delle uova e del riso per loro”, ha raccontato. Solo a notte inoltrata avrebbe deciso di spostare il corpo in una stanza più piccola, trascinandolo con una sciarpa. Il timore di essere arrestato, ha spiegato, lo avrebbe spinto a nascondere l’accaduto.
Il gesto finale – La decisione di inscenare un suicidio sarebbe maturata ore dopo. Tra le 4.30 e le 5 del mattino, quando fuori “si sentiva il canto degli uccelli”, Mustak avrebbe aperto la finestra dell’appartamento e gettato il corpo della moglie nel vuoto. Per la procura si tratta di un omicidio volontario aggravato dalla volontà di simulare una diversa dinamica dei fatti.
Versioni a confronto – L’imputato aveva inizialmente dichiarato che Sharmin si era tolta la vita. In seguito ha parlato di un incidente domestico. Solo nel marzo 2024, a un anno dai fatti, ha ammesso per la prima volta di aver nascosto il corpo e costruito una falsa narrazione per proteggersi. “Non conoscevo ancora il mio avvocato e non sapevo cosa fare”, ha spiegato in aula.
La posizione della Procura – Il pubblico ministero Marcello Maresca ha chiesto la condanna a 24 anni di carcere. Per il reato di maltrattamenti in famiglia, invece, ha chiesto l’assoluzione per mancanza di prove. Le attenuanti generiche, ha detto in aula, devono essere considerate equivalenti alle aggravanti.
La prossima udienza – Il procedimento riprenderà il 6 maggio. Mustak è assistito dall’avvocata Vittoria Garbarini. Sul banco dei giudici pesa ora una lunga serie di ammissioni, ritardi, versioni contrastanti e un dramma familiare che ha sconvolto il capoluogo ligure.
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