Genova Pontedecimo, detenute evadono dopo il lavoro all’esterno: il Sappe accusa
di M.C.
Il sindacato penitenziario attacca il sistema delle pene alternative e chiede regole più rigide dopo l’evasione da Pontedecimo

Due detenute, ristrette nel carcere di Pontedecimo a Genova, non sono rientrate in istituto al termine del turno di lavoro all’esterno lo scorso 9 giugno. Per il sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe si tratta di un nuovo segnale d’allarme per la gestione della sicurezza carceraria e per l’intero sistema delle pene alternative.
Sappe – Il segretario generale Donato Capece ha commentato duramente l’accaduto, chiedendo chiarimenti sulle responsabilità: “La priorità adesso è catturare le due evase, ma una riflessione va necessariamente fatta su quanto avvenuto: chi le ha ammesse al lavoro, in base a cosa le hanno giudicate idonee?”. Capece contesta l’idea che il lavoro all’esterno debba essere una conseguenza automatica della legge, sostenendo invece che dovrebbe rappresentare “un vero e proprio istituto premiale per chi sconta la pena”.
Criticità – Secondo il sindacalista, quanto accaduto a Genova è il risultato di una gestione troppo permissiva della sicurezza interna degli istituti penitenziari. “Anche questa evasione è la conseguenza dello smantellamento, negli anni, delle politiche di sicurezza dei penitenziari”, ha aggiunto Capece, che punta il dito contro misure come la vigilanza dinamica e i regimi aperti, ritenuti responsabili di aumentare gli “eventi critici costanti e continui”.
Richieste – Il Sappe invoca l’introduzione di regole più rigide e l’attuazione concreta del principio della “tolleranza zero” nei confronti dei detenuti che continuano a delinquere anche durante la detenzione. “Servono regole ferree per ristabilire ordine e sicurezza nelle carceri, attuando davvero quella tolleranza zero verso i detenuti violenti che, anche in carcere, sono convinti di poter continuare a delinquere nella impunità assoluta!”, ha dichiarato Capece.
Presenza dello Stato – Per il segretario del Sappe è necessario un intervento forte da parte delle istituzioni: “Qui serve, forte ed evidente, la presenza dello Stato, che non può tollerare questa diffusa impunità, e servono provvedimenti urgenti ed efficaci!”, ha concluso.
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