Genova, Chiesa: carenza vocazioni, arrivano catechisti-animatori

di Stefano Rissetto

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Il corso rappresenta una risposta concreta alla crisi vocazionale, che anche a Genova sta portando alla riorganizzazione della rete parrocchiale

Genova, Chiesa: carenza vocazioni, arrivano catechisti-animatori

Per affrontare la crescente carenza di vocazioni sacerdotali - affrontata anche in una lettera aperta al vaticanista Aldo Maria Valli scritta da un sacerdote genovese (LEGGI QUI)- l'arcidiocesi di Genova punta su una nuova figura pastorale: il catechista-animatore di comunità. Il primo corso dedicato a questo ruolo partirà a ottobre e ha già registrato 24 iscritti, tra cui otto uomini, sedici donne e tre coppie di sposi, con un’età media di 56 anni.

La figura del catechista-animatore nasce su impulso di Papa Francesco, che l’ha istituita nel 2021 con il Motu Proprio Antiquum Ministerium. A livello locale, l’iniziativa è stata rilanciata dall’arcivescovo Marco Tasca nella sua Lettera Pastorale “Evangelizzazione, Sinodalità e Fraternità di parrocchie”.

Il compito principale degli animatori sarà quello di accompagnare piccole comunità cristiane, soprattutto nelle zone dove la presenza stabile di un sacerdote non è più garantita. Non si tratta solo di supporto alla catechesi, ma di un vero e proprio presidio di vita cristiana, fondamentale per mantenere viva la fede nei territori più fragili.

Il settimanale diocesano Il Cittadino riporta che il corso rappresenta una risposta concreta alla crisi vocazionale, che anche a Genova sta portando alla riorganizzazione della rete parrocchiale. In questo contesto, si diffondono le “Fraternità di parrocchie”, gruppi pastorali dove più comunità vengono affidate a un’équipe di sacerdoti chiamati a operare insieme.

Tra le nuove realtà annunciate, anche le chiese di San Gottardo, San Michele Arcangelo di Montesignano, San Bartolomeo Apostolo di Staglieno e Sant’Eusebio formeranno una Fraternità, con l’obiettivo di garantire una presenza ecclesiale capillare, nonostante il calo numerico del clero.

La diocesi punta così a un modello più sinodale e partecipativo, in cui laici e religiosi collaborano per tenere viva la dimensione comunitaria della fede, anche in tempi di cambiamento.

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