Genoa, una sconfitta di cui fare tesoro: c'è chi non è pronto alla Serie A
di Gessi Adamoli
La sconfitta lascia sempre l'amaro in bocca soprattutto quando ormai non ci si era più abituati. L'ultima battuta d'arresto del Genoa (a Parma) era infatti datata 5 febbraio. Quasi cento giorni (98 per l'esattezza) senza sconfitte durante i quali la squadra di Gilardino è stata protagonista di una cavalcata straordinaria che gli ha permesso di arrivare alla Serie A senza dover passare dalla roulette russa dei play off. Alla sconfitta in una partita dal valore ormai unicamente platonico, i tifosi hanno reagito in due modi diversi. C'è chi non vuole che in alcun modo la festa, appena cominciata, venga scalfita dal risultato di una partita che tra l'altro il Genoa, oltre ad averla affrontata in formazione sperimentale, ha poi dovuto giocare in inferiorità numerica per oltre un'ora. E c'è chi sostiene che comunque sono emerse alcune indicazioni tecniche di cui fare tesoro. La verità, come spesso accade, probabilmente sta nel mezzo. E' giusto che i tifosi in questo momento pensino solo a fare festa. Mai il Genoa nel dopoguerra era riuscito a risalire subito al primo colpo, le retrocessioni infatti erano state dolorose e difficili da metabolizzare. Ma è anche corretto non sottovalutare come sia emerso e non certamente solo da questa partita che alcuni giocatori rischiano di non essere idonei per la serie A, tanto è vero che sedevano sistematicamente in panchina. L'involuzione di Hefti, che con lo Young Boys faceva la Champions, è inspiegabile. Yalcin, al quale pantaloncini e maglietta stavano stretti in maniera imbarazzante, è visibilmente sovrappeso e quanto all'efant du pays Salcedo, cresciuto nella cantera e che tutti i tifosi seguono con affetto e simpatia, certe occasioni per mettersi in mostra non deve lasciarsele sfuggire.
La società è già al lavoro per pianificare le strategie del mercato. L'obiettivo delle prossime due stagioni è una salvezza tranquilla per poi crescere anno dopo anno. Molto attenti ai report statistici i manager dei 777 sanno benissimo come storicamente le squadre neopromosse patiscano il salto di categoria (in media due retrocesse sono squadre che vengono dalla serie B). La riconferma di Gilardino, non per riconoscenza ma perché ha dimostrato di avere idee e un'ottima gestione del gruppo, è solo il primo passo. Quello successivo sarà mettergli disposizione una rosa in linea con l'obiettivo di salvarsi possibilmente non all'ultimo minuto dell'ultima giornata di campionato come accadeva negli ultimi anni della gestione Preziosi.
Mimmo Criscito si è fatto tatuare su una gamba la data del ritorno del Genoa in Serie A (6-5-2023) e la scritta “tutto tornA” con la A a caratteri cubitali e mezza in rosso e mezza in blu. Decisamente più tempo ha dovuto aspettare Vincenzo Torrente, antica bandiera rossoblù, sono infatti passati 26 anni da Ravenna. Mandorlini sabato è retrocesso col Mantova in serie D dopo aver perso con l'Albinoleffe ai play out che avrebbe potuto evitare se all'ultima di campionato, in casa proprio contro il Padova di Torrente, avesse ottenuto almeno un pareggio. Trai due c'erano state schermaglie dialettiche prima della partita e soprattutto dopo. Mandorlini, che evidentemente avvertiva presagi nefasti, era sbottato: “Torrente ha rosicato 25 anni, è talmente idiota che fatica a capire certe cose”. Vincenzo non si è scomposto: “Erano stati i comportamenti da censurare non certo che il Ravenna avesse giocato la sua partita. E Mandorlini era anche stati espulso”. Ma chi dei due veramente non capisce?
Un altro grande ex, Marco Nappi, ha sfiorato l'impresa con l'Arzachena (serie D). E' uscito ai play off contro la Casertana, penalizzato dal regolamento che prevede la partita secca in casa della squadra meglio classificata nella regular season (un solo punto a favore dei campani). E' finita 3 a 3 con una clamorosa traversa e un palo nei supplementari colpiti dall'Arzachena.
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